Un’ultima notte dell’anno all’insegna del cinema “stracult”, della musica demenziale e di una comicità irriverente che ha segnato un’epoca. È questa la proposta audace e controcorrente della Cineteca di Bologna che, per festeggiare l’arrivo del 2026, invita il pubblico al Cinema Modernissimo per un evento speciale dedicato ad Arrapaho, la pellicola del 1984 diretta da Ciro Ippolito e interpretata dagli iconici Squallor. Una celebrazione che non è solo un omaggio a un film diventato leggenda, ma anche l’anteprima di un ritorno atteso: a maggio 2026, infatti, il film tornerà nelle sale italiane distribuito proprio dalla Cineteca di Bologna nell’ambito del progetto “Il Cinema Ritrovato. Al cinema”.
Una Notte di San Silvestro all’insegna del Cult
La serata del 31 dicembre prenderà il via alle ore 22 e si preannuncia come un’esperienza immersiva nel mondo surreale e geniale degli Squallor. A fare gli onori di casa sarà lo stesso regista, Ciro Ippolito, che presenterà la proiezione e ha promesso “molte sorprese” per il pubblico in sala. L’evento non si limiterà alla visione del film: a mezzanotte, come da tradizione, ci saranno brindisi e panettone per accogliere il nuovo anno, il tutto accompagnato da una selezione musicale curata personalmente da Ippolito. Un’occasione unica per rivivere l’atmosfera goliardica e dissacrante che ha reso Arrapaho un fenomeno di culto.
“Arrapaho”: Il Film “più brutto della storia” diventato immortale
Definito dal dizionario del cinema il Morandini come “il più brutto film della storia”, Arrapaho è un’opera che ha fatto della sua “disastrosa” realizzazione un punto di forza. Come recitano orgogliosamente i titoli di coda, il film fu “disastrosamente diretto da Ciro Ippolito” in appena quindici giorni, un aneddoto che la dice lunga sullo spirito anarcoide della produzione. Lo stesso Ippolito ha dichiarato di tenere a questo singolare primato, riconoscendo come proprio quella stroncatura critica abbia contribuito a rendere la pellicola “immortale”. Il film portò per la prima volta sul grande schermo la comicità caustica e demenziale degli Squallor, dando un volto e una dimensione visiva alle loro canzoni. La trama, un western picaresco e sgangherato, narra le vicende della tribù dei Cefaloni, con la bella Scella Pezzata (interpretata da Tinì Cansino) contesa tra Cavallo Pazzo e l’aitante Arrapaho (Urs Althaus).
Gli Squallor: Geni della musica e della provocazione
Protagonisti indiscussi del film e della sua colonna sonora sono gli Squallor, un gruppo musicale attivo dal 1971 al 1994 che ha rivoluzionato il panorama musicale italiano con i suoi testi espliciti, grotteschi e volutamente demenziali. Nati quasi per gioco dall’incontro di affermati professionisti dell’industria discografica – tra cui Alfredo Cerruti, Daniele Pace, Totò Savio e Giancarlo Bigazzi – gli Squallor utilizzavano la musica come veicolo per una satira sociale e di costume senza filtri, sfidando la censura e il perbenismo dell’epoca. Le loro canzoni, un mix di nonsense, turpiloquio e riferimenti sessuali espliciti, sono diventate dei veri e propri inni generazionali, capaci di smontare con ironia i tabù della società italiana. Nonostante la loro musica fosse ufficialmente bandita dalle radio, il successo fu travolgente, culminato in due pellicole dirette da Ippolito: Arrapaho (1984) e Uccelli d’Italia (1985).
Il Progetto “Il Cinema Ritrovato” e il ritorno dei Classici
L’evento di Capodanno e la futura distribuzione di Arrapaho si inseriscono nel più ampio progetto della Cineteca di Bologna, “Il Cinema Ritrovato. Al cinema”, che si dedica al restauro e alla diffusione nelle sale dei grandi classici della storia del cinema. Questa iniziativa ha permesso a nuove generazioni di spettatori di scoprire o riscoprire capolavori del passato sul grande schermo, in versioni restaurate che ne esaltano la qualità originale. L’inclusione di un’opera come Arrapaho in questo prestigioso catalogo testimonia l’importanza culturale che il film ha assunto nel tempo, passando dallo status di “b-movie” a quello di “stracult” da analizzare e preservare. È la consacrazione di un cinema che, al di là dei canoni estetici tradizionali, ha saputo interpretare e raccontare con audacia uno spaccato della cultura popolare italiana.
