Un proiettile può cambiare una vita, ma non necessariamente definirla. È questo il cuore pulsante della nuova, intensa autobiografia di Malala Yousafzai, la più giovane vincitrice del Premio Nobel per la Pace, intitolata ‘Finding my way’. Pubblicato in Italia da Garzanti, con la traduzione di Chicca Galli e Simona Garavelli, il libro rappresenta un viaggio coraggioso e sincero alla ricerca di sé, oltre l’icona di resilienza e attivismo che il mondo ha imparato a conoscere.

Lontano dai riflettori e dalle aspettative globali, Malala si svela in una veste inedita, raccontando la “seconda vita” intrapresa nel Regno Unito dopo la fuga dal Pakistan. Una vita che l’ha vista crescere, affrontare le insicurezze di un’adolescenza “troppo pubblica”, trovare l’amore e, soprattutto, lottare per rimanere fedele a se stessa quando il mondo intero sembrava aver già scritto la sua storia.

Oltre l’immagine dell’eroina: la Malala “combinaguai”

Prima di quel fatidico 9 ottobre 2012, quando un talebano le sparò alla testa su uno scuolabus a Mingora, nella valle dello Swat, Malala era una ragazzina vivace e, come lei stessa ammette, una “combinaguai”. Nel libro, descrive con disarmante onestà una personalità ben diversa da quella seria e timida che le è stata cucita addosso. “A scuola facevo la spola da un gruppetto di ragazze all’altro riportando pettegolezzi”, scrive, rivelando anche una competitività quasi infantile: “se una mia compagna andava meglio di me agli esami, senza dignità alcuna versavo lacrime amare”.

Questa narrazione demolisce l’immagine quasi santificata della giovane attivista, restituendoci il ritratto di una ragazza normale, con le sue fragilità e le sue imperfezioni. Una scelta narrativa che non sminuisce il suo coraggio, ma al contrario ne amplifica la portata, rendendola più umana e vicina ai lettori. Come sottolinea l’autrice, il mondo ha proiettato su di lei “improbabili aspettative”, forse perché era più conveniente e socialmente accettabile vederla solo come un simbolo.

La vita stravolta: una nuova storia

L’attentato ha rappresentato uno spartiacque brutale. “Non posso sottrarmi alla sensazione che una mano gigante mi abbia strappato da una storia e scaraventato dentro un’altra, completamente nuova”, confessa Malala. Gli anni successivi sono stati un vortice di interviste, discorsi pubblici e incontri istituzionali, una realtà inimmaginabile prima di quel giorno. Il libro esplora il peso di questa trasformazione forzata, il percorso per accettare un destino non scelto ma al quale ha saputo dare un significato universale.

La nuova vita in Inghilterra, gli studi presso la prestigiosa Università di Oxford, sono stati terreno fertile per nuove sfide. Malala racconta con ironia e candore le difficoltà accademiche, la sensazione di sentirsi a volte “invisibile” tra i coetanei e la gioia di costruire amicizie autentiche. Un capitolo importante è dedicato all’amore per il marito, Asser Malik, sposato nel novembre 2021, una relazione che le ha permesso di esplorare una dimensione più intima e personale della sua esistenza.

Convivere con il trauma e l’impegno per l’istruzione

‘Finding my way’ non tace sul dolore. Malala affronta il tema del trauma e delle sue conseguenze, come gli attacchi di panico improvvisi, che le hanno ricordato la profonda ferita fisica ed emotiva subita. Allo stesso tempo, il libro riafferma con forza il suo incrollabile impegno come attivista per il diritto all’istruzione. Un ruolo che, pur sentito come una vocazione, le ha inevitabilmente sottratto una parte della sua giovinezza.

Questa autobiografia diventa così una testimonianza profondamente personale della forza necessaria per essere sé stessi, senza alibi. Malala ci ricorda che i veri modelli non sono perfetti, ma umani. Svela passioni “inaspettate” che la rendono ancora più vicina a noi, come l’amore per i film di Bollywood e per il wrestler John Cena, dettagli che fanno sorridere e completano il ritratto di una donna complessa e sfaccettata.

A dodici anni dal bestseller mondiale ‘Io sono Malala’, scritto con Christina Lamb, questo nuovo memoir segna una tappa fondamentale nel percorso di crescita di una donna che ha preso in mano il proprio destino, imparando a prendersi cura di sé in un mondo che si aspettava solo che fosse lei a sostenere gli altri. Un racconto di rinascita e scoperta che celebra la libertà di definire la propria strada, anche quando il buio ha minacciato di inghiottire ogni cosa.

Di euterpe

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