BARI – La Puglia ha scelto il suo nuovo governatore: è Antonio Decaro, che alla guida di una coalizione di centrosinistra supportata anche dal Movimento 5 Stelle, ha ottenuto una vittoria schiacciante nelle elezioni regionali del 23 e 24 novembre. Con un consenso che si attesta al 63,97%, l’ex sindaco di Bari e parlamentare europeo del Partito Democratico succede a Michele Emiliano, governatore uscente non più ricandidabile per il limite dei due mandati. Lo sfidante del centrodestra, l’imprenditore Luigi Lobuono, si è fermato al 35,13%, riconoscendo con fair play la sconfitta a poche ore dalla chiusura delle urne.
Una vittoria netta nei numeri, quella di Decaro, che però si inserisce in una cornice di partecipazione democratica profondamente incrinata. Il dato più discusso della tornata elettorale è infatti quello relativo all’affluenza, crollata al 41,83%, con un calo di oltre 14 punti percentuali rispetto al 56,43% registrato nelle regionali del 2020. In altre parole, quasi sei elettori pugliesi su dieci hanno scelto di non recarsi alle urne, un segnale di disaffezione che è stato al centro delle prime analisi post-voto.
La dichiarazione di Lobuono: “Complimenti a Decaro, ma il 60% non ha votato”
È stato lo stesso Luigi Lobuono, nel suo discorso di ammissione della sconfitta, a porre l’accento sulla questione. “Prendo atto della scelta degli elettori pugliesi, faccio i miei complimenti all’onorevole Antonio Decaro che diventerà il prossimo governatore”, ha dichiarato il candidato del centrodestra, confermando di aver già telefonato al suo avversario per congratularsi. Subito dopo, però, l’analisi si è spostata sul dato più preoccupante: “Spiace molto che quasi il 60% degli elettori non si sia recato alle urne. È un dato che deve fare riflettere tutti”, ha aggiunto Lobuono, sottolineando come la politica debba interrogarsi per riconquistare la fiducia dei cittadini delusi.
Nonostante la sconfitta, Lobuono ha assicurato il suo impegno futuro per la regione: “Resterò nel Consiglio regionale. Quando ci saranno scelte e leggi giuste le appoggeremo, quando ci sarà da fare opposizione, anche dura, la faremo. Ma sempre con responsabilità e fair play”. Ha poi riflettuto su una campagna elettorale definita “partita in ritardo”, in cui ha percorso quasi 16mila chilometri in poco più di un mese per cercare di colmare il divario con un avversario di “livello altissimo”, forte di un’esperienza ventennale come sindaco di Bari e di quasi 500mila preferenze alle ultime elezioni Europee.
Il trionfo di Decaro: un plebiscito personale e politico
La vittoria di Antonio Decaro, 55 anni, è stata trainata da un forte consenso personale, costruito durante i suoi due mandati come primo cittadino di Bari e consolidato dalla sua attività come presidente dell’ANCI. La sua candidatura ha unito un’ampia coalizione progressista, che include il Partito Democratico (risultato primo partito), il Movimento 5 Stelle, Alleanza Verdi e Sinistra e diverse liste civiche. Questo modello di “campo largo” si è dimostrato vincente, assicurando alla maggioranza 30 dei 51 seggi disponibili in Consiglio regionale.
Nel suo programma “Puglia 2030”, Decaro ha delineato una visione incentrata su temi chiave come sanità, lavoro, emergenza abitativa e transizione ecologica. Tra le proposte concrete figurano il potenziamento della sanità territoriale, aiuti alle giovani coppie per l’acquisto della prima casa, e un ambizioso piano per le energie rinnovabili che prevede l’installazione di 7 GW di nuova potenza e lo sviluppo di “Hydrogen Valleys” per decarbonizzare l’industria pesante.
L’ombra dell’astensionismo: una sfida per la nuova giunta
Se da un lato il centrosinistra festeggia una vittoria cruciale, dall’altro il crollo dell’affluenza rappresenta un campanello d’allarme che non può essere ignorato. Il dato pugliese si inserisce in un trend nazionale di calo della partecipazione al voto, ma le sue dimensioni lo rendono particolarmente significativo. La sfida per il neoeletto presidente Decaro sarà duplice: da un lato, implementare il programma ambizioso con cui ha ottenuto la fiducia degli elettori; dall’altro, lavorare per ricucire il rapporto con quella vasta parte di cittadinanza che ha scelto di non partecipare, dimostrando con i fatti che la politica può ancora incidere positivamente sulla vita delle persone. Un compito che, come sottolineato dallo stesso Lobuono, riguarda l’intero arco politico regionale e nazionale.
