La Paz – Una svolta a 360 gradi per l’economia boliviana. Il nuovo governo conservatore, insediatosi da poche settimane sotto la guida del presidente Rodrigo Paz, ha annunciato un ambizioso e radicale piano di riforme per tentare di risollevare il Paese da una delle peggiori crisi economiche degli ultimi decenni. Al centro della strategia, la negoziazione di un imponente prestito da 9 miliardi di dollari con un consorzio di istituzioni di credito multilaterali e, parallelamente, una serie di misure di stampo liberista che includono tagli alla spesa e l’eliminazione di importanti imposte.

Un’Iniezione di Liquidità per la Ripresa

L’annuncio è stato dato dal neoministro dell’Economia, José Gabriel Espinoza, durante una conferenza stampa che ha catalizzato l’attenzione nazionale e internazionale. Espinoza ha precisato che i negoziati sono in corso con organismi di prim’ordine come la Banca Mondiale e la Banca per lo Sviluppo Latinoamericana (CAF). I fondi, ha spiegato il ministro, saranno destinati a tre assi strategici considerati vitali per la modernizzazione e la ripresa del Paese: progetti di infrastruttura, energie rinnovabili e inclusione finanziaria. Questo pacchetto di finanziamenti, che supera le previsioni iniziali, è pensato per stabilizzare un’economia duramente colpita da alta inflazione, carenza di valuta estera e un deficit fiscale crescente. Circa un terzo di questi fondi è atteso entro i prossimi 60-90 giorni, a testimonianza dell’urgenza della situazione.

Il ministro Espinoza ha sottolineato un cambiamento di paradigma rispetto al passato: “Non si tratta solo di prestiti al settore pubblico,” ha dichiarato, “Questo segna una nuova fase di sviluppo in cui il settore privato avrà un ruolo molto importante”. L’obiettivo è chiaro: attrarre nuovamente gli investimenti stranieri, scoraggiati da anni di politiche stataliste e nazionalizzazioni del precedente governo socialista.

Una “Terapia d’Urto”: Tagli alla Spesa e Meno Tasse

Contestualmente alla ricerca di capitali freschi, il governo Paz ha messo in cantiere una serie di misure economiche interne altrettanto decise. La più impattante è la revisione della Legge di Bilancio per il 2026, che prevede un drastico taglio del 30% alla spesa pubblica. Una mossa volta a riequilibrare i conti dello Stato, messi a dura prova negli ultimi anni.

Sul fronte fiscale, la rottura con il passato è netta. Sono state annunciate forti riduzioni impositive, tra cui spiccano:

  • L’eliminazione della tassa sulle transazioni finanziarie (ITF).
  • L’abolizione dell’imposta sui patrimoni superiori ai 30 milioni di boliviani (circa 4,5 milioni di dollari).

Secondo l’esecutivo, quest’ultima tassa, in particolare, aveva l’effetto di “scoraggiare gli investimenti”, allontanando capitali cruciali per la crescita. Queste decisioni si inseriscono in un approccio più ampio orientato al mercato, promesso da Paz durante la campagna elettorale con lo slogan “capitalismo per tutti”.

Le Radici della Crisi: L’Esaurimento del Gas Naturale

La grave crisi che la Bolivia sta affrontando ha radici profonde, ma il fattore scatenante principale è il progressivo esaurimento delle riserve di gas naturale. Per anni, il gas è stato il motore dell’economia boliviana, specialmente durante i governi di Evo Morales, garantendo ingenti entrate statali. Tuttavia, la produzione è crollata drasticamente: nel 2014 si attestava a quasi 60 milioni di metri cubi al giorno, mentre a fine 2024 era scesa a meno della metà. Questo declino ha eroso le riserve di valuta estera, rendendo difficile per lo Stato sostenere i sussidi e mantenere la stabilità economica. La situazione è stata aggravata da una mancanza di investimenti nel settore per l’esplorazione di nuovi giacimenti. Recentemente, il precedente governo aveva annunciato la scoperta di un “mega giacimento”, ma i suoi effetti concreti sullo scenario economico attuale sono ancora da valutare.

Il Profilo del Nuovo Ministro dell’Economia

A guidare questa complessa transizione economica è José Gabriel Espinoza, un economista con una solida formazione accademica e una vasta esperienza sia nel settore pubblico che in quello privato. Laureato presso l’Universidad Católica Boliviana e con un master in Sviluppo Economico, Espinoza è stato direttore del Banco Central de Bolivia (BCB) durante il governo transitorio di Jeanine Áñez e ha collaborato con importanti istituzioni come la Confederazione degli Imprenditori Privati della Bolivia (CEPB). Conosciuto per le sue posizioni critiche verso le politiche economiche del Movimiento al Socialismo (MAS) di Evo Morales e Luis Arce, il suo nome è sinonimo di una rottura con il modello economico precedente e di un’apertura verso gli investimenti esteri.

Di atlante

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