Una città intera si è fermata oggi, in un silenzio carico di rispetto e commozione, per dare l’ultimo saluto a Maurizio Sella, figura di spicco della finanza italiana e anima storica del Gruppo Sella, scomparso all’età di 83 anni. Il Duomo di Biella era gremito di persone: familiari, amici, dipendenti, ma anche le più alte cariche del mondo politico ed economico, tutti riuniti per rendere omaggio a un uomo che ha lasciato un’impronta indelebile non solo nel settore bancario, ma anche nel tessuto sociale del suo amato territorio biellese.
La cerimonia funebre, celebrata in una cattedrale colma in ogni ordine di posto, ha visto la partecipazione di numerose personalità. Tra queste, spiccava la presenza del Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto, che ha voluto ricordare Sella non solo come un autorevole banchiere, ma anche come un “amico vero”, un “esempio di dedizione e visione che continuerà a ispirare le generazioni future”. Accanto a lui, esponenti di spicco dell’imprenditoria nazionale, come la famiglia Zegna, e una folta rappresentanza di dirigenti e dipendenti del Gruppo Sella, a testimonianza del profondo legame umano e professionale che il banchiere aveva saputo costruire nel tempo.
Una vita per la banca e il territorio
Nato a Biella nel 1942, Maurizio Sella ha dedicato quasi sessant’anni della sua vita all’azienda di famiglia, fondata nel 1886. Dopo la laurea in Economia e Commercio all’Università di Torino nel 1966, ha iniziato la sua carriera in Banca Sella “dallo sportello”, come voleva la tradizione di famiglia, percorrendo tutte le tappe della gavetta. Questo percorso gli ha permesso di acquisire una conoscenza profonda e capillare della macchina bancaria, un’esperienza che si è rivelata fondamentale quando, dal 1974 al 2002, ha assunto il ruolo di Amministratore Delegato e Direttore Generale.
Sotto la sua guida, l’istituto ha vissuto una stagione di crescita solida e duratura, espandendosi su tutto il territorio nazionale e aprendosi all’innovazione tecnologica e organizzativa, anticipando molte delle trasformazioni che avrebbero poi caratterizzato il settore bancario. A lui si deve la nascita di Banca Sella Holding, la capogruppo che dal 2000 coordina le diverse attività del gruppo, e della holding di famiglia “Maurizio Sella Saa”, creata per garantire una governance stabile e proiettata al futuro.
L’impegno istituzionale e i riconoscimenti
L’impegno di Maurizio Sella non si è limitato alla guida dell’azienda di famiglia. La sua competenza e la sua visione strategica lo hanno portato a ricoprire ruoli di primissimo piano in numerose organizzazioni di rappresentanza del settore bancario e imprenditoriale, sia in Italia che in Europa. È stato per lunghi anni una figura centrale nell’Associazione Bancaria Italiana (ABI), ricoprendo la carica di Presidente dal 1998 al 2006. Ha inoltre presieduto la Federazione Bancaria Europea dal 1998 al 2004, contribuendo in modo significativo al dialogo e all’integrazione del sistema creditizio continentale.
Il suo straordinario contributo al mondo dell’impresa è stato riconosciuto con le più alte onorificenze della Repubblica. Nel 1991, a soli 49 anni, è stato nominato Cavaliere del Lavoro. Nel 2018 ha ricevuto il titolo di Cavaliere di Gran Croce, il grado più alto dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana. Dal 2019, presiedeva la Federazione Nazionale dei Cavalieri del Lavoro, un ruolo che testimonia la stima e l’apprezzamento unanime di cui godeva.
Il ricordo e l’eredità morale
Durante la funzione religiosa, le parole di don Paolo Boffa Sandalina hanno sottolineato il profondo legame di Maurizio Sella con il territorio biellese, un impegno che andava ben oltre l’ambito puramente economico. Anche il vescovo di Biella, Roberto Farinella, ha voluto ricordare in un messaggio la profondità umana e morale del banchiere, indicando il suo esempio come “un’eredità preziosa per le generazioni future”.
Come ha sottolineato il figlio e attuale CEO del gruppo, Pietro Sella, l’eredità più grande che il padre lascia non è solo un gruppo bancario solido e innovativo, ma soprattutto “una grande eredità morale, fatta di insegnamenti e di incrollabile fiducia, determinazione e lavoro per il futuro”. Un’eredità basata su valori come l’integrità, la saggezza e una visione lungimirante che, come ha ricordato la famiglia, lo ha spinto a lavorare per l’azienda fino all’ultimo momento, anche nei giorni della sofferenza. Un esempio di dedizione che rimarrà un punto di riferimento per l’economia italiana e per la comunità che ha avuto l’onore di conoscerlo.
