Impugnazione della legge regionale: la decisione del Governo
Il Consiglio dei ministri ha deliberato l’impugnazione della legge della Regione Sardegna n. 26 del 18 settembre 2025, intitolata “Procedure e tempi per l’assistenza sanitaria regionale al suicidio medicalmente assistito”. La decisione, comunicata da Palazzo Chigi, apre un nuovo fronte nel dibattito etico e giuridico sul fine vita in Italia.
Le motivazioni dell’impugnazione: violazione delle competenze statali
Secondo il Governo, la legge sarda “esula in via assoluta dalle competenze regionali, eccedendo dalle competenze statutarie”. L’impugnazione si basa sulla presunta lesione delle competenze esclusive dello Stato in materia di ordinamento civile e penale, determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni (LEP) concernenti i diritti civili e sociali, e riparto di competenze in materia di tutela della salute. In particolare, si contesta la violazione dell’articolo 117, secondo comma, lettere l) e m), e terzo comma, della Costituzione.
Il quadro costituzionale: riparto di competenze tra Stato e Regioni
L’articolo 117 della Costituzione definisce le competenze legislative dello Stato e delle Regioni. Lo Stato ha competenza esclusiva in materia di ordinamento civile e penale (lettera l) e determinazione dei LEP (lettera m). La tutela della salute è materia di competenza concorrente, in cui lo Stato definisce i principi fondamentali e le Regioni legiferano nel dettaglio. L’impugnazione del Governo si fonda sull’interpretazione che la legge sarda invada le competenze esclusive statali e non rispetti i limiti della competenza concorrente in materia di salute.
Implicazioni e scenari futuri
L’impugnazione della legge sarda porterà la questione davanti alla Corte Costituzionale, che dovrà pronunciarsi sulla legittimità della legge regionale alla luce del riparto di competenze tra Stato e Regioni. La decisione della Corte avrà un impatto significativo sul dibattito sul suicidio medicalmente assistito in Italia, definendo i limiti entro cui le Regioni possono legiferare in materia. Nel frattempo, la legge sarda rimane sospesa in attesa del giudizio della Corte.
Il dibattito sul fine vita in Italia
La questione del suicidio medicalmente assistito è da tempo al centro di un acceso dibattito in Italia. Diverse sentenze della Corte Costituzionale hanno riconosciuto il diritto all’autodeterminazione del paziente, ma il legislatore non ha ancora approvato una legge nazionale che disciplini la materia in modo organico. In questo contesto, alcune Regioni hanno cercato di colmare il vuoto legislativo, ma le loro iniziative sono state spesso contestate dal Governo, come nel caso della legge sarda.
Il ruolo della Regione Sardegna
La Regione Sardegna, con l’approvazione della legge impugnata, ha inteso regolamentare le procedure e i tempi per l’accesso al suicidio medicalmente assistito, garantendo ai pazienti che si trovano in determinate condizioni il diritto di ricevere assistenza sanitaria per porre fine alla propria vita. La legge prevede una serie di garanzie e controlli, tra cui la valutazione medica e psicologica del paziente, al fine di assicurare che la sua decisione sia libera e consapevole. L’impugnazione del Governo mette in discussione la capacità della Regione di legiferare in materia, aprendo un conflitto istituzionale che dovrà essere risolto dalla Corte Costituzionale.
Riflessioni sull’autonomia regionale e i diritti fondamentali
L’impugnazione della legge sarda solleva interrogativi importanti sul rapporto tra autonomia regionale e tutela dei diritti fondamentali. È necessario trovare un equilibrio tra la competenza delle Regioni a legiferare in materia di salute e la necessità di garantire uniformità di trattamento su tutto il territorio nazionale, soprattutto quando si tratta di diritti così delicati come quello all’autodeterminazione nel fine vita. La decisione della Corte Costituzionale sarà fondamentale per definire i confini di questo equilibrio.
