Le indagini iniziali e le ipotesi sulla scomparsa
La scomparsa del giudice Paolo Adinolfi, avvenuta a Roma il 2 luglio 1994, ha rappresentato fin da subito un enigma per gli inquirenti. Le indagini, condotte all’epoca dai magistrati della procura di Perugia, hanno passato al setaccio ogni aspetto della vita lavorativa e privata del giudice, senza però giungere a una conclusione definitiva. Fausto Cardella, il magistrato che per primo si occupò del caso, ha dichiarato all’ANSA di sperare che le nuove ricerche possano portare a una svolta, pur non escludendo l’ipotesi di una scomparsa volontaria. Tuttavia, questa è solo una delle possibili spiegazioni, e il mistero rimane irrisolto.
Due fasi di indagine, due archiviazioni
Le indagini a Perugia si sono svolte in due fasi distinte, entrambe culminate con l’archiviazione dei fascicoli. Se da un lato Cardella non ha mai escluso un allontanamento volontario del giudice, dall’altro Alessandro Cannevale, l’altro magistrato che si è occupato del caso, ha sempre propeso per una sparizione dovuta a cause forzate. Nonostante le diverse ipotesi, la verità sulla scomparsa di Adinolfi è rimasta sospesa, e al momento non risultano indagini aperte a Perugia.
Gli elementi emersi e le testimonianze
Cardella ha ricordato come, durante le indagini iniziali, siano emersi alcuni elementi che potevano far pensare a un allontanamento volontario, come le chiavi di casa lasciate nella cassetta della posta e la testimonianza di una persona che lo avrebbe visto su un autobus. Tuttavia, gli inquirenti hanno anche valutato l’ipotesi di un sequestro o di un omicidio, scandagliando a fondo la sua attività alla sezione fallimentare del tribunale di Roma e seguendo una pista che portava a Milano. Nonostante gli sforzi, non sono stati trovati elementi sufficienti per accertare giudiziariamente né un allontanamento volontario né una sparizione forzata.
Le rivelazioni del faccendiere e la riapertura del caso
Nel giugno 1996, il caso è stato riaperto in seguito alle rivelazioni di un faccendiere siciliano arrestato nell’ambito dell’operazione ”Cheque to cheque”. Secondo quest’ultimo, Adinolfi sarebbe stato ucciso da uomini della banda della Magliana. Tuttavia, anche questa nuova indagine, affidata a un altro magistrato, si è conclusa con un’archiviazione. Cardella, pur essendo in pensione, continua a seguire il caso con interesse, auspicando che la verità possa finalmente emergere.
Un mistero che persiste nel tempo
La scomparsa del giudice Paolo Adinolfi rappresenta una ferita ancora aperta nel panorama giudiziario italiano. A distanza di trent’anni, il mistero che avvolge la sua sparizione continua a interrogare e a sollecitare nuove indagini. La speranza è che, un giorno, la verità possa finalmente venire a galla, per dare una risposta ai familiari e per onorare la memoria di un uomo che ha servito la giustizia.
