Gli inizi di un’anima creativa nella Firenze artigiana

Nata nel 1897, Adele Casagrande, poi Fendi, manifesta fin da giovane un’innata passione per l’estetica e la qualità. La sua storia, narrata nel libro ‘Adele F.’ dalla nipote Maria Teresa Venturini Fendi, figlia di Anna, una delle cinque sorelle Fendi, ci porta nella Roma di fine ‘800, dove la giovane Adele, con la sua redingote, passeggia per le vie del centro, ammirando le vetrine eleganti e coltivando il suo istinto per il bello.
Durante gli anni della Prima Guerra Mondiale, Adele si trasferisce a Firenze, città rinomata per la sua tradizione artigianale, per imparare un mestiere presso alcuni parenti benestanti. Lavora nell’attività di famiglia, un negozio di accessori con annessa fabbrica di ombrelli, dove si occupa di diverse mansioni, dai rapporti con i fornitori all’osservazione dei processi produttivi. Questa esperienza si rivela fondamentale per la sua formazione e la prepara a intraprendere un’attività in proprio.

L’apertura del primo negozio Fendi a Roma e l’incontro con Eduardo

Tornata a Roma, Adele, supportata da un fornitore di borse, apre nel 1920 un piccolo negozio in via del Corso insieme al fratello Alessandro. L’attività si concentra sulla vendita di articoli di pelletteria, accessori e borse a sacchetto di perline, molto in voga all’epoca per chi amava ballare il fox trot. Nel 1925, Adele incontra Eduardo Fendi e insieme inaugurano il primo negozio Fendi in via del Plebiscito, nel cuore di Roma. Adele diventa l’anima del negozio, dedicandosi con passione alla creazione di pellicce e borse. Per queste ultime, Adele si rivolge ai migliori artigiani di Firenze, ma non soddisfatta, convince un maestro sellaio di Piazza di Spagna a realizzare un prototipo di borsa cucita a mano in cuoio romano. Nasce così una linea esclusiva che riscuote grande successo.
Dopo il matrimonio con Eduardo, la coppia si trasferisce in via Piave, sopra il negozio e adiacente al laboratorio di pellicceria. Il reparto valigeria attira clienti illustri, tra cui i rappresentanti dell’ambasciata sovietica. Adele dirige con rigore e attenzione ai dettagli la sua squadra di artigiani, diventando per tutti ‘signora Fendi’.

Gli anni difficili della guerra e l’impegno sociale di Adele

Durante la Seconda Guerra Mondiale, Adele dimostra grande coraggio e umanità, offrendo rifugio in casa propria al medico ebreo di famiglia, il dottor Castelfranchi, perseguitato dalle leggi razziali. Questo gesto testimonia la sua integrità morale e il suo impegno sociale.
La nipote Maria Teresa Venturini Fendi ricorda la nonna come una donna sempre curata, con i capelli bianchi raccolti e senza trucco. Un’immagine di eleganza e rigore che riflette la sua personalità e la sua dedizione al lavoro.

Il passaggio generazionale e l’eredità di Adele Fendi

Negli anni ’60, con i cambiamenti sociali e i nuovi investimenti, Adele lascia gradualmente la gestione del gruppo alle figlie, proseguendo un percorso di lavoro al femminile che ha contribuito a scrivere una pagina importante nella storia del Made in Italy. La sua visione imprenditoriale e la sua passione per l’artigianato di qualità hanno fatto di Fendi un marchio di successo internazionale, simbolo di eleganza e stile italiano.

Un esempio di imprenditoria femminile e di amore per il bello

La storia di Adele Fendi è un esempio di imprenditoria femminile, di passione per il bello e di coraggio nell’affrontare le sfide. La sua figura, raccontata con affetto e ammirazione dalla nipote, ci restituisce l’immagine di una donna che ha saputo trasformare un piccolo negozio in un impero della moda, contribuendo a valorizzare l’artigianato italiano e a promuovere il Made in Italy nel mondo. La sua eredità continua a vivere nel marchio Fendi, simbolo di eleganza, creatività e innovazione.

Di davinci

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