Un arresto che riapre le ferite

A distanza di 45 anni dall’assassinio di Piersanti Mattarella, presidente della Regione Siciliana ucciso il 6 gennaio 1980, la vicenda torna prepotentemente alla ribalta con l’arresto di Filippo Piritore, ex funzionario della squadra mobile di Palermo ed ex prefetto. Piritore è accusato di aver depistato le indagini sull’omicidio, un’accusa che, se confermata, getterebbe una luce ancora più oscura su uno dei delitti più controversi della storia italiana.

Le parole di Salvatore Butera: amarezza e speranza

Salvatore Butera, amico intimo e consigliere economico di Piersanti Mattarella, ha espresso all’ANSA tutta la sua amarezza per questa nuova svolta nelle indagini. “Dopo 45 anni si sta cercando col lumicino ancora la verità sul delitto di Piersanti Mattarella. Questo mi procura una profonda amarezza, ora si scopre un depistaggio di cui tutti sospettavano da anni”, ha dichiarato Butera. Nonostante la delusione, Butera vede l’arresto di Piritore come un punto fermo, auspicando che possa portare alla scoperta di ulteriori depistatori e alla verità completa sull’omicidio. “Per me rimane valida la pista nera”, ha aggiunto Butera, riferendosi all’ipotesi di un coinvolgimento di ambienti neofascisti nell’assassinio di Mattarella.

Il contesto storico e le ombre sull’omicidio Mattarella

L’omicidio di Piersanti Mattarella si inserisce in un periodo storico particolarmente turbolento per la Sicilia e per l’Italia intera. Gli anni ’80 furono segnati da una violenta escalation della criminalità organizzata, da trame oscure tra politica, mafia e poteri occulti, e da una profonda instabilità sociale. In questo contesto, l’assassinio di Mattarella, un politico riformista che si batteva per la legalità e la trasparenza, rappresentò un duro colpo per la democrazia e un segnale inquietante della forza e dell’influenza delle forze criminali. Le indagini sull’omicidio furono fin da subito complesse e controverse, caratterizzate da depistaggi, omissioni e zone d’ombra che hanno alimentato nel tempo dubbi e sospetti.

Le indagini e la pista nera

La pista nera, menzionata da Salvatore Butera, fa riferimento all’ipotesi di un coinvolgimento di gruppi neofascisti nell’omicidio Mattarella. Questa pista, pur non essendo mai stata completamente abbandonata, ha subito nel tempo alterne fortune investigative. L’arresto di Filippo Piritore e le accuse di depistaggio potrebbero riaprire nuovi scenari e fornire elementi utili per approfondire questa pista. Resta da capire se Piritore abbia agito da solo o se dietro di lui ci siano mandanti e complici che hanno cercato di ostacolare la ricerca della verità.

Verità e giustizia a distanza di decenni

L’arresto di Filippo Piritore, a 45 anni dall’omicidio Mattarella, dimostra che la ricerca della verità e della giustizia non si ferma mai. È fondamentale che le indagini proseguano senza sosta, per fare piena luce su uno dei delitti più oscuri della storia italiana e per dare una risposta alle domande ancora aperte. La memoria di Piersanti Mattarella merita di essere onorata con la verità e con la condanna dei responsabili, a qualsiasi livello essi si trovino.

Di veritas

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