Un’icona del cinema ci lascia
Björn Andrésen, l’attore e musicista svedese divenuto celebre per il ruolo di Tadzio in ‘Morte a Venezia’ di Luchino Visconti, è deceduto all’età di 70 anni. La notizia è stata comunicata da Kristian Petri, co-regista del documentario ‘The Most Beautiful Boy in the World’, dedicato proprio alla vita dell’attore. La causa della morte non è stata resa nota.
Andrésen, nato a Stoccolma nel 1955, conquistò il cuore del pubblico internazionale all’età di 15 anni grazie alla sua interpretazione nel capolavoro di Visconti, adattamento del romanzo di Thomas Mann. Il suo volto angelico e la sua presenza scenica lo consacrarono come un’icona del cinema, ma l’etichetta di “ragazzo più bello del mondo”, affibbiatagli dallo stesso Visconti, si rivelò un’arma a doppio taglio.
Il peso di un’etichetta
Nonostante il successo e la fama, Andrésen visse con difficoltà il peso di quell’appellativo. In diverse interviste, l’attore raccontò di come l’immagine di “ragazzo più bello” avesse influenzato negativamente la sua vita personale e professionale. “Mi sentivo come un animale esotico in gabbia”, dichiarò al Guardian nel 2003, rivelando il disagio provato di fronte a un’attenzione mediatica spesso superficiale e invadente.
Il rapporto con Visconti, dopo l’uscita del film, si interruppe bruscamente. In un’intervista del 2020, Andrésen affermò che, se il regista fosse stato ancora vivo, gli avrebbe detto di ‘andare al diavolo’, segno di un rancore mai sopito per come era stato trattato e per l’impatto che il film ebbe sulla sua esistenza.
Una carriera tra successi e difficoltà
Oltre a ‘Morte a Venezia’, Andrésen partecipò ad altre produzioni cinematografiche, tra cui ‘Midsommar – Il villaggio dei dannati’ di Ari Aster nel 2019. La sua bellezza androgina ispirò anche il personaggio di Lady Oscar, protagonista del celebre manga giapponese. Tuttavia, la sua vita fu segnata da eccessi e depressione, un fardello che lo accompagnò fino alla fine.
La scomparsa di Björn Andrésen lascia un vuoto nel mondo del cinema e dell’arte. Un’icona di bellezza e talento, la cui storia ci ricorda quanto possa essere fragile il confine tra successo e infelicità.
Riflessioni su fama e identità
La storia di Björn Andrésen è una riflessione amara sul potere dell’immagine e sulla difficoltà diScroll to Top costruire la propria identità al di là delle aspettative altrui. Il successo precoce e l’etichetta di “ragazzo più bello del mondo” lo hanno imprigionato in un ruolo che non gli apparteneva, oscurando il suo talento e la sua individualità. La sua vicenda ci invita a considerare la responsabilità che abbiamo nei confronti degli altri, soprattutto quando si tratta di persone giovani e vulnerabili, e a non ridurre mai un individuo a una semplice immagine o a un soprannome.
