Israele insiste sul diritto di veto sulla forza di stabilizzazione a Gaza
Il premier israeliano Benyamin Netanyahu ha ribadito con forza che Israele si riserva il diritto di veto sulla composizione della forza internazionale di stabilizzazione, promossa dagli Stati Uniti per proteggere la Striscia di Gaza nel dopoguerra. Questa presa di posizione mira a escludere la Turchia di Recep Tayyip Erdogan, considerata un ‘nemico’, dalla partecipazione a tale forza.
Dichiarazioni di Netanyahu: un messaggio all’interno e all’esterno
Le dichiarazioni di Netanyahu non sono solo un avvertimento al mondo esterno, ma anche un messaggio politico interno. Senza una solida maggioranza parlamentare e con una coalizione indebolita, il premier cerca di mostrarsi fermo e indipendente da Washington. Tuttavia, la realtà è più complessa, con Netanyahu stretto tra le pressioni dell’ala estremista del governo, che invoca il pugno di ferro a Gaza, e le richieste americane di moderazione per non compromettere il cessate il fuoco.
Il ruolo degli Stati Uniti e la questione degli aiuti a Gaza
L’amministrazione Trump ha bloccato l’idea di Israele di interrompere le consegne di aiuti a Gaza, una mossa pensata per fare pressione su Hamas affinché consegnasse i corpi degli ostaggi. Secondo indiscrezioni, gli Stati Uniti considerano la messa in pericolo degli aiuti umanitari una ‘linea rossa’. Allo stesso tempo, Trump ha sollecitato Hamas a restituire rapidamente i corpi degli ostaggi morti, sottolineando che avrebbe monitorato gli sviluppi nelle successive 48 ore.
La ricerca dei corpi degli ostaggi e le implicazioni per la fase due dell’accordo
Il recupero dei corpi degli ostaggi è cruciale per sbloccare la fase due dell’intesa, che prevede il dispiegamento della forza di stabilizzazione internazionale e il disarmo di Hamas. Squadre egiziane e la Croce Rossa stanno assistendo nelle ricerche, mentre persistono le voci sulla possibile consegna di ulteriori corpi. Tuttavia, ne mancano ancora 13 all’appello.
Hamas e il futuro delle armi a Gaza
Il leader di Hamas, Khalil al-Hayya, ha dichiarato che le armi del gruppo sono legate all’esistenza dell’occupazione israeliana e che, in caso di fine dell’occupazione, queste armi verrebbero consegnate allo Stato. Hamas si è detto disponibile a trasferire le responsabilità amministrative di Gaza a un organismo nazionale palestinese e a tenere elezioni in tutta la Palestina, ma questi temi sono ancora in fase di discussione con le altre fazioni armate e i mediatori.
Equilibrio precario e scenari futuri
La situazione rimane estremamente delicata, con Netanyahu che cerca di bilanciare le pressioni interne ed esterne. La questione della forza di stabilizzazione, la consegna dei corpi degli ostaggi e il futuro delle armi di Hamas sono tutti elementi che contribuiscono a un quadro complesso e incerto. Sarà fondamentale monitorare gli sviluppi nelle prossime settimane per capire se si potrà raggiungere una soluzione duratura e stabile per la regione.
