Un atto di inaudita violenza
Il 19 dicembre 2024, Ripaberarda di Castignano, un tranquillo borgo in provincia di Ascoli Piceno, è stato teatro di un efferato crimine. Emanuela Massicci è stata uccisa con una ferocia inaudita dal marito, Massimo Malavolta. Le lesioni riscontrate sul corpo della vittima parlano di una violenza brutale: fratture multiple al naso, a sette costole e all’ulna sinistra. Dopo l’omicidio, Malavolta ha tentato il suicidio, ma è stato prontamente arrestato dai carabinieri nella sua abitazione.
Rinvio a giudizio e accuse pesanti
Il giudice per le udienze preliminari (GUP) del tribunale di Ascoli Piceno, Angela Miccoli, ha rinviato a giudizio Massimo Malavolta per il femminicidio di Emanuela Massicci. Il processo inizierà l’8 gennaio 2026 davanti alla Corte d’Assise di Macerata. La Procura ascolana contesta a Malavolta l’omicidio pluriaggravato, ascrivendolo come conseguenza voluta dei delitti di maltrattamenti, lesioni e tortura. L’aggravante principale è rappresentata dal fatto che il crimine è stato commesso ai danni della propria moglie, nell’ambito di un contesto di maltrattamenti continuati, con crudeltà, per futili motivi e approfittando di una situazione di minorata difesa della vittima.
Un quadro di abusi e torture
Le indagini hanno rivelato un quadro agghiacciante di abusi e torture. Secondo l’accusa, Emanuela Massicci sarebbe stata torturata anche nei dieci giorni precedenti alla notte fatale. A Malavolta vengono contestati anche i maltrattamenti che sarebbero iniziati all’inizio del 2024, aggravati dal fatto di essere avvenuti in presenza dei figli minori. Le aggravanti includono i futili motivi, la crudeltà e, nell’ultimo periodo, l’approfittamento di una situazione di minorata difesa della moglie, resa incapace di difendersi, chiedere aiuto, tenuta segregata in casa e impossibilitata a parlare e muoversi autonomamente.
Lesioni plurime e strumenti da taglio
L’uomo deve rispondere anche di lesioni plurime, tra cui fratture, procurate alla vittima con strumenti da punta e da taglio in diverse parti del corpo: volto, testa, collo, braccia, addome, gambe e persino nelle parti intime. La brutalità e la premeditazione di questi atti aggiungono un ulteriore livello di orrore a questa vicenda.
Costituzione di parte civile
Nel corso dell’udienza preliminare, è stata ammessa la costituzione di parte civile dei genitori e dei due figli della vittima. Questa decisione permetterà ai familiari di Emanuela Massicci di partecipare attivamente al processo, chiedendo giustizia per la loro perdita e contribuendo a far luce sulla verità dei fatti.
Un monito contro la violenza di genere
Il femminicidio di Emanuela Massicci è una tragedia che scuote profondamente la comunità e solleva interrogativi urgenti sulla violenza di genere. Questo caso evidenzia la necessità di un impegno costante nella prevenzione e nel contrasto di ogni forma di abuso, nonché nell’offerta di sostegno e protezione alle vittime. La speranza è che il processo possa fare piena luce sulla vicenda e garantire giustizia per Emanuela e i suoi cari, fungendo da monito per prevenire futuri atti di violenza.
