Il dilemma europeo: finanziare l’Ucraina con gli asset russi
I leader europei si trovano di fronte a un dilemma cruciale: come utilizzare gli asset russi congelati, stimati in circa 335 miliardi di dollari a livello globale, per sostenere finanziariamente la difesa dell’Ucraina. La questione si fa ancora più urgente alla luce del possibile disimpegno degli Stati Uniti, con un’amministrazione Trump meno incline a sostenere lo sforzo bellico di Kiev. Tuttavia, la strada da seguire è tutt’altro che chiara, con il rischio di espropriazioni e potenziali conseguenze legali che incombono sull’Unione Europea.
Lo stallo al Consiglio Europeo e il ruolo della Commissione
In vista del Consiglio Europeo a Bruxelles, emergono nuove difficoltà nel trovare una soluzione condivisa. L’ipotesi più probabile sembra essere quella di affidare alla Commissione Europea il compito di elaborare una proposta entro la fine dell’anno. Questa proposta dovrà definire un’architettura giuridica che eviti di configurarsi come un esproprio, rispettando i limiti imposti dagli Stati membri, o almeno da quelli disposti a farsi carico della questione.
Le preoccupazioni della BCE e i rischi per l’euro
La Banca Centrale Europea (BCE) ha espresso più volte preoccupazioni riguardo alle possibili conseguenze di un esproprio degli asset russi. Antonio Cesarano, chief global strategist di Intermonte, spiega che “se il mondo percepisce un esproprio, altri Paesi che hanno riserve in euro potrebbero temere che un giorno tocchi a loro. Potrebbero ridurre le riserve in euro, magari cambiandole in oro o dollari. Sarebbe un segnale di sfiducia negli asset in euro”.
La soluzione del prestito e le resistenze del Belgio
Una delle soluzioni proposte è quella di concedere un prestito all’Ucraina, utilizzando le riserve russe come garanzia. In cambio, verrebbe emesso un bond zero coupon senza interessi da 140 miliardi di euro, garantito dagli Stati Ue e dal bilancio dell’Unione. Il rimborso sarebbe previsto solo nel caso in cui la Russia effettuasse riparazioni di guerra a Kiev. Tuttavia, questa soluzione presenta delle criticità. Gran parte degli asset russi in Europa sono congelati nelle casse di Euroclear, il depositario centrale con sede in Belgio. Il Belgio chiede che le conseguenze di un eventuale contenzioso legale sollevato dalla Russia siano distribuite tra tutti i partner europei, non solo sul proprio Paese.
Le contromosse di Mosca e i rischi per i depositari centrali
Un’ulteriore complicazione è rappresentata dalla possibile reazione di Mosca. In caso di misure europee sugli asset russi, la Russia potrebbe mettere le mani sui conti dei depositari centrali presenti nella sua giurisdizione, a partire proprio da Euroclear, che deteneva lì circa 2,75 miliardi di euro all’inizio del 2023.
Un’Europa divisa e la questione delle garanzie
Di fronte a questi rischi, è probabile che non tutti i Paesi Ue siano disposti ad accollarsi simili responsabilità. Si potrebbe quindi formare un gruppo di Paesi “volenterosi”, ma resta da capire come le garanzie da offrire a questa architettura finanziaria peserebbero sui bilanci nazionali, soprattutto per i Paesi già fortemente indebitati. Una possibile soluzione potrebbe essere quella di coinvolgere i governi come garanti secondari, con l’Unione Europea come garante primario, per evitare di peggiorare i conti pubblici degli Stati membri.
Un equilibrio delicato tra solidarietà e responsabilità
La questione degli asset russi rappresenta una sfida complessa per l’Unione Europea, che deve bilanciare la necessità di sostenere l’Ucraina con la tutela dei propri interessi economici e la stabilità finanziaria. La ricerca di una soluzione condivisa richiede un delicato equilibrio tra solidarietà e responsabilità, evitando di compromettere la credibilità dell’euro e la fiducia degli investitori internazionali. La strada da percorrere è ancora lunga e piena di ostacoli, ma l’Unione Europea è chiamata a dimostrare la propria capacità di agire in modo coeso e responsabile di fronte a una crisi di portata storica.
