L’impatto dell’ETS2 sul trasporto stradale: un aumento dei costi insostenibile?
L’estensione del sistema europeo di scambio delle emissioni (ETS) al trasporto stradale, prevista per il 2027, sta sollevando preoccupazioni significative nel settore. Secondo uno studio dell’Osservatorio Freight Insights, questa misura potrebbe innescare un’impennata dei prezzi dei carburanti simile a quella osservata durante lo shock energetico del 2022, successivo alla crisi in Ucraina. L’analisi, presentata durante il Forum Conftrasporto-Confcommercio, stima un gettito su scala nazionale tra i 2 e i 3 miliardi di euro su base annua, con un conseguente aumento del prezzo del gasolio di circa il 20%.
Questo incremento di costo, denominato ETS2, si aggiungerebbe all’accisa, già la più alta d’Europa, annullando di fatto il rimborso parziale di quest’ultima per le imprese di autotrasporto. La situazione potrebbe diventare insostenibile per molte aziende del settore, mettendo a rischio la loro competitività e la stabilità economica.
ETS nel trasporto marittimo: distorsioni competitive e necessità di interventi
L’attuale sistema ETS nel trasporto marittimo, sebbene con l’obiettivo di ridurre le emissioni, presenta diverse criticità. Lo studio evidenzia che il gettito su base europea si aggira tra i 6 e gli 8 miliardi di euro, valori destinati ad aumentare con l’estensione della tassazione a tutte le emissioni prodotte. Tuttavia, l’applicazione del sistema solo ai servizi che coinvolgono un porto europeo crea una distorsione competitiva, favorendo gli scali del lato africano del Mediterraneo, esclusi dalla normativa.
Questa disparità si traduce in un risparmio significativo per il transhipment extra-UE, stimato in 50 euro per ogni container da 40 piedi. Per una nave da 10.000 container, il risparmio può raggiungere i 500.000 euro per ogni viaggio che evita di toccare porti europei. Tale situazione mette a rischio la competitività dei porti europei e richiede interventi urgenti per garantire condizioni di parità.
Le proposte di Conftrasporto: redistribuzione dei proventi ETS e neutralità tecnologica
Conftrasporto ha avanzato una serie di proposte per mitigare gli impatti negativi dell’ETS e promuovere una transizione sostenibile nel settore dei trasporti. Tra le richieste principali, spicca la necessità di garantire che i proventi ETS generati dal trasporto marittimo siano interamente investiti in politiche di settore, al fine di finanziare progetti di decarbonizzazione e migliorare l’efficienza energetica.
La confederazione chiede inoltre di intervenire per evitare distorsioni competitive tra i porti del Mediterraneo, uniformando le regole e contrastando fenomeni di concorrenza sleale. Un’altra proposta riguarda l’esclusione dall’ETS dei collegamenti con le isole, non solo le minori, data l’importanza strategica di queste tratte per l’economia nazionale. Infine, Conftrasporto sollecita la redistribuzione totale del gettito generato dall’ETS2 a vantaggio del trasporto stradale, finanziando il rinnovo del parco veicolare, il contenimento dei prezzi del gasolio e il supporto all’acquisto di veicoli di ultima generazione, seguendo il principio della neutralità tecnologica e considerando anche carburanti oggi disponibili come il GNL.
La confederazione chiede anche di supportare gli operatori nel processo di transizione digitale, attraverso una cornice normativa che coinvolga tutti gli attori interessati, e di realizzare una rete infrastrutturale di distribuzione energetica alternativa per poter consentire agli operatori efficienza nell’utilizzo di carburanti oggi non sufficientemente distribuiti.
Un futuro incerto per il settore dei trasporti: la necessità di un approccio equilibrato
L’estensione del sistema ETS al trasporto stradale rappresenta una sfida complessa per il settore, con potenziali impatti significativi sui costi e sulla competitività. Se da un lato è necessario incentivare la riduzione delle emissioni e promuovere una transizione verso modelli di trasporto più sostenibili, dall’altro è fondamentale evitare misure che possano penalizzare eccessivamente le imprese e compromettere la stabilità economica. Un approccio equilibrato, che tenga conto delle specificità del settore e delle esigenze degli operatori, è essenziale per garantire una transizione efficace e sostenibile.
