Il padre di Andrea Sempio e le rivelazioni sul DNA

Giuseppe Sempio, padre di Andrea, nuovamente indagato per l’omicidio di Chiara Poggi avvenuto a Garlasco nel 2007, ha rilasciato dichiarazioni che gettano nuove ombre sull’indagine. In un verbale del 26 settembre, Sempio ha affermato che i suoi avvocati lo avevano informato del coinvolgimento del genetista Linarello nella vicenda del DNA di suo figlio. Su consiglio dell’avvocato Lovati, si era rivolto a Luciano Garofano, ex comandante del RIS, per approfondire la questione del DNA.

Indagini e informazioni anticipate

Gli investigatori della Guardia di Finanza di Brescia e Pavia, insieme ai Carabinieri di Milano, si sono concentrati sul fatto che gli avvocati e la famiglia Sempio fossero già in possesso di informazioni riservate sull’indagine, come la consulenza di Linarello per la difesa di Alberto Stasi. Questo avveniva prima dell’8 febbraio 2017, data in cui Sempio ricevette l’invito a comparire per l’interrogatorio. La Procura di Brescia ha sottolineato la necessità di ascoltare Luciano Garofano per chiarire come avesse ottenuto le relazioni dei consulenti della difesa Stasi, Fabbri e Linarello, di cui aveva dato atto in una relazione del 27 gennaio 2017.

Pagamenti sospetti e discrepanze

La madre di Andrea Sempio ha dichiarato che il 23 dicembre 2016 era già stato diffuso al telegiornale che sotto le unghie di Chiara Poggi era stato trovato il DNA di suo figlio. Dopo aver incontrato i legali, il 30 dicembre i genitori incontrarono Garofano. Daniela Ferrari, la madre, ha ripetuto che i soldi prelevati in contanti, grazie ai prestiti delle zie, servivano per ottenere le carte dell’indagine, come indicato dagli avvocati. La famiglia avrebbe pagato tra i 55mila e i 60mila euro per queste informazioni. Inoltre, è emersa una discrepanza sull’orario di installazione delle microspie sull’auto di Sempio, con versioni contrastanti tra l’ex carabiniere Giuseppe Spoto e gli inquirenti.

Il ruolo dell’ex procuratore Venditti

L’inchiesta bresciana sul “sistema Pavia” si intreccia con il caso Garlasco a causa della presenza dell’ex procuratore Mario Venditti e di alcuni ex carabinieri della sua squadra. Venditti è accusato di aver preso soldi per scagionare l’amico del fratello della vittima, con una richiesta di archiviazione del marzo 2017. Gli inquirenti stanno esaminando documenti su acquisti e pagamenti di auto per Venditti e i suoi familiari, inclusa la manutenzione dei veicoli.

La posizione dell’ex sostituto procuratore Barbaini

Laura Barbaini, ex sostituto procuratore generale di Milano, ha precisato che gli elementi della relazione delle indagini private non erano sufficienti per dimostrare l’esistenza di un colpevole alternativo ad Alberto Stasi. Il 13 dicembre 2016, i legali di Stasi avevano depositato un’istanza con una relazione investigativa che indicava il DNA di Andrea Sempio sotto le unghie di Chiara Poggi. L’istanza fu trasmessa a Brescia e a Mario Venditti, allora procuratore di Pavia, per valutare l’apertura di un fascicolo. Barbaini ha chiarito che l’appunto-riepilogo inviato a Venditti nel gennaio 2017 richiamava le risultanze che l’avevano portata a ritenere insufficienti gli elementi per sostenere la presenza di un altro colpevole.

Riflessioni sull’inchiesta e la ricerca della verità

Le nuove rivelazioni e le discrepanze emerse nell’inchiesta sul caso Garlasco sollevano interrogativi inquietanti sulla trasparenza delle indagini e sull’accesso alle informazioni. La presunta fuga di notizie e i pagamenti sospetti richiedono un’indagine approfondita per garantire che la verità sull’omicidio di Chiara Poggi venga finalmente a galla, nel rispetto delle vittime e della giustizia.

Di veritas

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