Un’ode alla montagna attraverso l’arte
Vittorio Sgarbi torna alla ribalta con un’opera che celebra la montagna come soggetto e ispirazione artistica. In “Il cielo più vicino. La montagna nell’arte”, edito da La nave di Teseo, il critico d’arte intraprende un viaggio attraverso i secoli, svelando come le vette, le rocce e i paesaggi alpini abbiano plasmato l’immaginario di pittori e scultori, dai maestri del Rinascimento agli artisti contemporanei. Il libro, disponibile dall’11 novembre, rappresenta un’esplorazione inedita del rapporto tra arte, natura e spiritualità.
Da Giotto a Dürer: un percorso tra maestri e paesaggi
Sgarbi inizia il suo racconto con Giotto, considerato il primo pittore a rappresentare la montagna con realismo e umanità. Il percorso prosegue con Mantegna, che immortalò le Dolomiti nelle sue opere, Masolino, con la purezza dei suoi paesaggi, e Leonardo, che incorniciò le sue vergini con scorci aspri e rocciosi. Un capitolo speciale è dedicato agli acquerelli alpini di Dürer, realizzati durante il suo viaggio da Venezia verso la Germania. Accanto ai maestri celebrati come Bellini, Giorgione, Tiziano, Turner e Friedrich, Sgarbi riscopre capolavori di artisti meno noti, cresciuti in provincia, come Ubaldo Oppi, Afro Basaldella e Tullio Garbari.
Alpi e vette d’Italia: un racconto tra realismo e simbolismo
Il viaggio di Sgarbi attraversa le Alpi e le altre vette d’Italia, raccontate dal realismo di Courbet e dal simbolismo di Segantini. Il critico d’arte esplora i colori di Van Gogh, l’espressionismo di Munch e i fantasmi di Böklin, soffermandosi sulle intuizioni di Italo Mus, Dino Buzzati e Zoran Mušič. Il libro analizza anche la nascita del turismo montano, della fotografia e della grafica, che hanno contribuito a raccontare la spiritualità delle terre alte con un linguaggio nuovo.
La montagna: un simbolo di eternità e fragilità
“Nulla è più vicino all’eterno della montagna e allo stesso tempo niente permette di intendere meglio i limiti dell’uomo, la sua fragilità”, afferma Vittorio Sgarbi. La montagna, secondo il critico d’arte, rappresenta un luogo di incontro tra l’uomo e l’assoluto, un simbolo di eternità e fragilità che ha ispirato gli artisti di ogni epoca. Il libro è un invito a riscoprire la bellezza e la spiritualità della montagna attraverso l’arte, un percorso che inizia con Giotto e arriva fino ai testimoni del nostro tempo.
Un’opera che celebra la bellezza e la spiritualità della montagna
“Il cielo più vicino” di Vittorio Sgarbi è un’opera che celebra la bellezza e la spiritualità della montagna attraverso l’arte. Il libro offre una prospettiva inedita sul rapporto tra uomo, natura e creazione artistica, invitando il lettore a riscoprire il fascino delle vette e dei paesaggi alpini. L’analisi di Sgarbi, ricca di riferimenti storici e artistici, rende omaggio ai grandi maestri e agli artisti meno noti che hanno saputo immortalare la montagna nelle loro opere, testimoniando la sua eterna bellezza e il suo profondo significato simbolico.
