La Scoperta Inaspettata nella Grotta di Dzudzuana

Un team di ricerca internazionale, guidato dall’Università Ca’ Foscari di Venezia in collaborazione con l’Università di Padova, ha fatto una scoperta sorprendente nella grotta di Dzudzuana, situata sulle pendici del Caucaso in Georgia. Durante l’analisi di strumenti di pietra risalenti al Paleolitico superiore, datati a circa 34.000 anni fa, sono state rinvenute tracce di indigotina, un colorante blu derivato dalle foglie di *Isatis tinctoria*, comunemente nota come guado. Questa scoperta, pubblicata sulla rivista scientifica *Plos One*, rappresenta la prima identificazione di una molecola organica colorante di origine vegetale su reperti così antichi.

Indigotina: Un Colorante Antico Ottenuto con un Processo Complesso

L’indigotina non è presente direttamente nella pianta di *Isatis tinctoria*, ma si forma attraverso una reazione tra l’ossigeno atmosferico e i precursori contenuti nelle foglie. Questo significa che le popolazioni preistoriche lavoravano intenzionalmente la pianta attraverso un processo complesso per estrarre il colorante, nonostante non fosse una fonte di cibo. La scoperta suggerisce una conoscenza avanzata delle proprietà delle piante e delle tecniche di trasformazione.

Un Nuovo Quadro del Comportamento Umano Preistorico

Laura Longo, archeologa all’Università Ca’ Foscari Venezia e prima autrice dello studio, sottolinea l’importanza di questa scoperta: “Invece di considerare le piante solo come risorsa alimentare, questo studio ne evidenzia il ruolo all’interno di catene operative complesse, probabilmente legate alla trasformazione di materiali deperibili per il loro impiego in varie fasi della vita quotidiana dell’Homo sapiens di 34mila anni fa”. Questo implica che gli umani preistorici avevano una comprensione sofisticata dell’ambiente circostante e delle risorse disponibili, utilizzandole in modi creativi e ingegnosi.

Dettagli Microscopici Rivelano la Presenza del Colorante

Mauro Veronese, dottorando dell’Università di Padova e coautore della ricerca, spiega come è avvenuta la scoperta: “Lo studio era inizialmente volto a chiarire la funzione degli strumenti di pietra. Le indagini microscopiche, condotte parallelamente dai ricercatori dei dipartimenti di Geoscienze dell’Università di Padova e da Ca’Foscari, hanno tuttavia rivelato inaspettatamente la presenza di residui blu, talvolta in forma fibrosa e associati a granuli di amido, concentrati soprattutto nelle aree degli strumenti che mostravano evidenti segni di usura”. Questi dettagli microscopici hanno fornito la prova inconfutabile dell’utilizzo del colorante.

Implicazioni della Scoperta

La scoperta di tracce di indigotina su strumenti di pietra di 34.000 anni fa suggerisce che le popolazioni umane preistoriche utilizzavano il colorante per scopi che vanno oltre la semplice sopravvivenza. Potrebbe essere stato utilizzato per tingere tessuti, decorare oggetti o per scopi rituali. Questa scoperta apre nuove prospettive sulla vita e la cultura delle popolazioni umane del Paleolitico superiore, dimostrando la loro capacità di innovazione e adattamento.

Riflessioni sulla Scoperta dell’Indigotina

La scoperta di tracce di indigotina risalenti a 34.000 anni fa è una testimonianza affascinante della complessità e dell’ingegno delle popolazioni umane preistoriche. Questo ritrovamento non solo amplia la nostra comprensione delle capacità cognitive e tecnologiche dei nostri antenati, ma solleva anche interrogativi stimolanti sul loro mondo simbolico e culturale. L’utilizzo di un colorante non alimentare come l’indigotina suggerisce una dimensione estetica e rituale nella vita quotidiana di questi antichi popoli, invitandoci a riconsiderare la loro relazione con l’ambiente e le risorse naturali.

Di veritas

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