L’indagine della Procura di Milano
La Procura di Milano ha posto sotto la lente d’ingrandimento il gruppo Tod’s, chiedendo l’amministrazione giudiziaria a causa di presunte negligenze nel controllo della filiera produttiva. Secondo l’accusa, Tod’s non avrebbe vigilato adeguatamente, agevolando lo sfruttamento del lavoro in laboratori gestiti da cittadini cinesi. Le condizioni di lavoro in questi opifici sono state descritte come “ottocentesche”, con ritmi produttivi insostenibili e condizioni di “para-schiavitù”.
Dettagli sulle condizioni lavorative
Le indagini hanno rivelato che i lavoratori sarebbero stati pagati 2,75 euro all’ora per turni prevalentemente notturni e durante i giorni festivi, incluso il Natale. Gli opifici fungevano anche da dormitori, con operai costretti a pagare 150 euro al mese per alloggi forniti dai titolari dei laboratori, anch’essi indagati. Nei laboratori sono stati trovati anche dei refettori, confermando che la manodopera era sfruttata a ciclo continuo, 24 ore su 24, con picchi di produttività durante la notte e nei giorni festivi, quando i controlli sono meno frequenti.
Il nodo della competenza territoriale
La Cassazione ha fissato un’udienza per il 19 novembre per risolvere la questione della competenza territoriale tra la Procura di Milano e quella di Ancona. I laboratori coinvolti si trovano sia in Lombardia (Baranzate e Vigevano) che nelle Marche, regione dove ha sede Tod’s. La decisione del Tar del Lazio, che demanda al giudice civile la pronuncia sulla legittimità del contratto di sponsorizzazione tra il Ministero della Cultura e Tod’s per lo sfruttamento del marchio del Colosseo, aggiunge un ulteriore elemento di complessità alla vicenda.
Le accuse e le difese
Come già accaduto per altri marchi del lusso come Alviero Martini, Armani Operations, Dior, Valentino e Loro Piana, le ispezioni dei Carabinieri hanno evidenziato un sistema in cui l’abbattimento dei costi e la massimizzazione dei profitti avvengono attraverso l’elusione delle norme giuslavoristiche. Tod’s si dichiara estranea a queste pratiche, affermando di aver sempre rispettato la normativa vigente e di effettuare controlli costanti nei laboratori utilizzati. L’azienda ha inoltre sottolineato che la qualità dei prodotti e la qualità della vita lavorativa dei dipendenti sono elementi imprescindibili.
Riflessioni sull’etica del lusso e la responsabilità sociale
Questo caso solleva importanti interrogativi sull’etica nel settore del lusso e sulla responsabilità sociale delle imprese. È fondamentale che le aziende del lusso, che spesso godono di un’immagine di eccellenza e prestigio, garantiscano condizioni di lavoro dignitose e rispettose dei diritti umani lungo tutta la loro filiera produttiva. La trasparenza e il controllo accurato dei fornitori sono essenziali per prevenire lo sfruttamento del lavoro e tutelare la reputazione del marchio. La vicenda Tod’s, insieme ad altri casi simili, evidenzia la necessità di un impegno maggiore da parte delle aziende e delle istituzioni per contrastare il lavoro nero e promuovere un’economia più giusta e sostenibile.
