Un’interpretazione rivoluzionaria della morte
Drusilla Foer porta in scena la Catrina, figura iconica della cultura messicana, nel kolossal “Frida Opera Musical”, uno spettacolo che celebra la vita e l’arte di Frida Kahlo. In questo contesto, la Catrina non è la personificazione lugubre della morte a cui siamo abituati, ma un simbolo di accettazione e celebrazione della vita, vista come un’entità che ama la vita stessa come degna avversaria. Lo spettacolo, in tournee in diverse città italiane, promette di immergere il pubblico nel Messico post-rivoluzionario, tra arte, passione e storia.
La Catrina: un ponte tra vita e morte
Drusilla Foer descrive la Catrina come una figura allegra, colorata e vivace, amante della tequila, dei canti e dei balli. La sua interazione con Frida Kahlo è un tentativo di seduzione, un richiamo all’urgenza di vivere pienamente, consapevoli della mortalità. Questo ruolo permette a Drusilla di esplorare temi a lei cari, come il rapporto tra vita e morte, già affrontato nel suo spettacolo “Venere Nemica”.
Riflessioni sulla libertà e la responsabilità
In un momento storico in cui si discute di eutanasia e suicidio assistito, Drusilla Foer esprime le sue perplessità, sottolineando la complessità emotiva di tali questioni. Pur non prendendo una posizione netta, evidenzia l’importanza di onorare la morte con responsabilità, sia verso se stessi che verso la vita.
Un invito alla riflessione
L’interpretazione di Drusilla Foer della Catrina offre uno spunto di riflessione profondo sul nostro rapporto con la morte. In un’epoca in cui la società occidentale tende a rimuovere la morte dalla vita quotidiana, la visione messicana, che la celebra come parte integrante dell’esistenza, può aiutarci a vivere con maggiore consapevolezza e a valorizzare ogni momento.
