La voce dal carcere: gratitudine e speranza
“Sto vivendo questi giorni con un senso profondo di gratitudine verso chi mi sta supportando, sostenendo e dando voce a quanto accaduto, affinché si possa fare chiarezza”. Con queste parole, diffuse dalla moglie Vanessa Castelli dopo una visita nel carcere di Fier, Michele D’Angelo, docente universitario dell’Aquila, ha espresso il suo stato d’animo a circa 50 giorni dalla sua detenzione in Albania. Il professore è in custodia cautelare a seguito di un incidente stradale avvenuto l’8 agosto.
Custodia cautelare: una misura eccessiva?
D’Angelo, attraverso la moglie, non nasconde le sue perplessità sulla misura restrittiva: “Non posso nascondere quanto la misura della custodia cautelare in carcere sia, a mio avviso, eccessiva. È una condizione estremamente dura, resa ancora più difficile dal fatto che mi trovo lontano da casa, in un Paese la cui lingua non conosco”. Il docente sottolinea come la sua condotta, la sua storia personale e professionale, e l’esistenza di misure alternative, avrebbero potuto garantire il rispetto delle procedure senza compromettere ulteriormente la sua salute e il suo equilibrio psicologico.
Fiducia nelle istituzioni albanesi
Nonostante le difficoltà, il professore ribadisce la sua fiducia nel sistema giudiziario albanese: “Confido nel lavoro delle autorità albanesi e nella loro capacità di valutare ogni elemento con imparzialità”. Questa dichiarazione riflette una volontà di cooperare e di credere in un’equa valutazione dei fatti.
Il sostegno come ancora di salvezza
Un elemento centrale del messaggio è il forte sostegno ricevuto: “Il sostegno che sto ricevendo da Vanessa, dai colleghi, dagli studenti, dalle istituzioni è ciò che mi aiuta a non crollare. È la mia ancora. Ogni parola che arriva da fuori, ogni gesto, ogni segnale di attenzione è come una finestra che si apre”. D’Angelo sottolinea come la vicinanza delle persone care e della comunità accademica sia fondamentale per affrontare questo difficile periodo.
Un appello alla verità e alla proporzione
D’Angelo conclude con un appello che racchiude la sua speranza: “E io, da qui, continuo a vivere questi giorni con disciplina, con pazienza e con la speranza che questa attenzione possa trasformarsi in chiarezza. Non cerco compassione, ma verità. Non cerco privilegi, ma proporzione”. Un messaggio che invoca un’analisi obiettiva dei fatti e una pena adeguata alla situazione.
Riflessioni su giustizia e detenzione all’estero
La vicenda del professor D’Angelo solleva interrogativi importanti sulla proporzionalità delle misure cautelari, soprattutto quando applicate in contesti stranieri. La detenzione preventiva, sebbene legittima in determinate circostanze, dovrebbe sempre essere valutata attentamente, considerando l’impatto sulla persona e la possibilità di alternative meno restrittive. La fiducia nelle istituzioni straniere è fondamentale, ma non esclude la necessità di un’attenta vigilanza e di un supporto costante al cittadino detenuto.
