La paura e la precarietà di un dissidente

Alexander Baunov, ex diplomatico russo e autore del libro “La fine del regime”, ha espresso a Pordenonelegge le sue preoccupazioni per la propria sicurezza e per il futuro della Russia sotto il regime di Vladimir Putin. Nonostante riconosca di avere motivi validi per temere, Baunov afferma di non sentire paura, pur consapevole che Putin, se potesse, eliminerebbe tutti i suoi oppositori. Baunov si sente relativamente al sicuro, in quanto crede di non essere tra le priorità del presidente russo, ma è cosciente che Putin ha molti modi per rendere la sua vita più difficile, come ad esempio invalidare il suo passaporto, rendendolo apolide.

Rischio di estradizione e repressione interna

Baunov sottolinea come essere attenzionato dal Cremlino e ricercato a livello internazionale renda difficile viaggiare, anche al di fuori dell’area russofona. Esiste il rischio concreto di essere arrestati ed estradati in paesi come Turchia, paesi arabi o Cina. Dal 2020, con il cambio della norma costituzionale, Putin ha la possibilità di restare al potere per altri due mandati presidenziali, il che ha portato a una repressione ancora più feroce contro l’opposizione.

La visione di Trump e le mire espansionistiche russe

Baunov critica la visione di Donald Trump, che credeva in una vicinanza e complicità con Putin che in realtà non esistono. Sia Trump che Biden sembrano convinti che la guerra in Ucraina potrebbe cessare se quest’ultima garantisse di non entrare nella NATO. Tuttavia, secondo Baunov, il problema è più profondo: in Russia sopravvive l’idea della “grande Russia”, in lotta perenne contro la modernità e determinata a ritrovare la grandezza di un tempo. Non si tratta più solo di una guerra tra Russia e Ucraina, ma di una contrapposizione tra la Russia e la NATO.</p

La propaganda russa e la guerra culturale

Baunov denuncia la propaganda russa, che mira a spaventare i paesi occidentali per scoraggiarli dal supportare l’Ucraina. I droni in Polonia, il riavvicinamento con Washington e l’accusa all’Europa di sostenere i neonazisti ucraini sono tutti elementi di questa strategia. La guerra è anche di civiltà e di cultura: agli inizi del conflitto, in Russia si diceva che liberare le città ucraine era una missione per evitare che venissero contaminate dalla “vergogna del nostro tempo”, ovvero i “pride” omosessuali.</p

Un grido d’allarme sulla deriva autoritaria in Russia

Le parole di Alexander Baunov sono un grido d’allarme sulla deriva autoritaria in Russia e sulle mire espansionistiche del regime di Putin. La sua testimonianza, insieme al suo libro “La fine del regime”, offre una preziosa chiave di lettura per comprendere le dinamiche interne al potere russo e le sue implicazioni a livello internazionale. La sua personale condizione di dissidente, costretto a vivere lontano dal suo paese, è un simbolo della repressione che colpisce chi si oppone al regime.

Di euterpe

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