La protesta delle future madri a Sapri
Un’ondata di indignazione e preoccupazione ha travolto Sapri, in provincia di Salerno, dove un gruppo di future madri ha organizzato una vibrante protesta davanti all’ospedale “Immacolata”. Il motivo della loro mobilitazione è la recente chiusura del Punto Nascite, una decisione operativa dal primo settembre che ha scatenato un’ondata di reazioni negative nella comunità locale. Le donne, alcune delle quali si trovano ormai alla 41esima settimana di gravidanza, hanno espresso con forza il loro dissenso, denunciando il rischio concreto di dover affrontare il parto lontano dalla propria comunità, un’eventualità che genera ansia e incertezza in un momento così delicato.
Un presidio a difesa di un diritto fondamentale
Il sit-in di protesta ha visto la partecipazione attiva non solo delle future madri, ma anche di numerosi cittadini, rappresentanti di comitati locali, sigle sindacali e amministratori del territorio. Tra questi, l’assessore alle Politiche sociali di Sapri, Gerardina Madonna, e il consigliere provinciale Pasquale Sorrentino, che hanno voluto testimoniare la loro solidarietà e il loro sostegno alla causa. Il presidio sanitario, per anni, ha rappresentato un punto di riferimento cruciale per l’intero Golfo di Policastro, garantendo un servizio essenziale e di prossimità alle partorienti della zona. La chiusura del Punto Nascite, dunque, non è solo un problema logistico, ma una vera e propria perdita per l’intera comunità.
Urgenze a rischio e servizi carenti
Le partorienti lamentano la mancanza di risposte chiare e rassicuranti anche per quanto riguarda la gestione delle urgenze. Nonostante le indicazioni regionali, infatti, i servizi di emergenza non sarebbero pienamente garantiti, lasciando le donne in balia dell’incertezza e della paura. “La chiusura colpisce una zona di frontiera, dove le distanze pesano più che altrove”, ha sottolineato un’attivista del comitato locale, evidenziando come la decisione di chiudere il Punto Nascite penalizzi soprattutto le comunità più isolate e marginalizzate.
La CGIL si schiera a fianco delle famiglie
Sulla vicenda è intervenuta anche la Fp CGIL Salerno, che ha espresso piena solidarietà alle donne in protesta e ha definito “inaccettabile” la chiusura del Punto Nascite. “Una scelta politica sta negando un diritto primario come quello alla salute – si legge in una nota del sindacato -. Il parto non può essere pianificato con precisione e costringere le gestanti a percorrere decine di chilometri per raggiungere l’ospedale di Vallo della Lucania espone a rischi reali”. La FP CGIL chiede l’apertura di un tavolo di confronto “urgente e concreto” per trovare una soluzione che tuteli la salute delle donne e il diritto alla nascita nel proprio territorio.
La protesta continua: “Vogliamo partorire qui”
La protesta, intanto, non si ferma. Le future madri ribadiscono con fermezza: “Non ci sposteremo altrove. A Sapri abbiamo vissuto tutta la gravidanza, qui vogliamo partorire”. Una dichiarazione che esprime un profondo attaccamento al proprio territorio e la determinazione a difendere un diritto fondamentale come quello di partorire in sicurezza e serenità, vicino alla propria famiglia e alla propria comunità.
Un servizio essenziale da tutelare
La chiusura del Punto Nascite di Sapri solleva una questione cruciale: la necessità di garantire servizi sanitari essenziali anche nelle aree più periferiche e marginalizzate del nostro Paese. La salute delle donne e dei neonati è un diritto fondamentale che non può essere sacrificato sull’altare dei tagli alla spesa pubblica. È necessario un impegno concreto da parte delle istituzioni per trovare soluzioni che tutelino la salute delle comunità locali e garantiscano il diritto alla nascita nel proprio territorio.
