Un mondo senza pace e senza cibo: l’emergenza globale
Il World Meeting on Human Fraternity, tenutosi presso la FAO, ha fatto suonare un campanello d’allarme riguardo alla crescente crisi globale caratterizzata da conflitti e insicurezza alimentare. Milioni di persone si trovano private dei mezzi minimi di sussistenza, mentre la comunità internazionale fatica a trovare soluzioni efficaci. Il Tavolo Alimentazione, coordinato da Ermete Realacci, ha concluso i lavori con un accorato appello da parte di Mons. Fernando Chica Arellano, Osservatore Permanente della Santa Sede presso la FAO, l’Ifad e il Pam.
L’allarme di Mons. Arellano: Fame Zero a rischio fallimento
Mons. Arellano ha espresso profonda preoccupazione per il paradosso attuale, in cui la fame globale coesiste con un aumento degli investimenti in armi. Ha sottolineato l’urgenza di iniziative concrete e incisive per invertire questa tendenza, avvertendo che mancano solo cinque anni al 2030 e l’Obiettivo Fame Zero rischia di rimanere un’utopia. “Di fronte al grave paradosso che stiamo vivendo, vale a dire la sussistenza di una minaccia globale provocata dalla fame e l’incoerente aumento dell’investimento in armi che uccidono piuttosto che in cibo che nutre, urgono iniziative concrete, incisive ed avvedute che diano risultati positivi nel lungo periodo. Purtroppo, però, ci rimangono solo 5 anni prima di arrivare al 2030 e l’Obiettivo Fame Zero appare davvero una utopia, un castello in aria”, ha dichiarato Mons. Arellano.
Un cambio di rotta necessario: la collaborazione come chiave
Per raggiungere l’Obiettivo Fame Zero, Mons. Arellano ha indicato la necessità di una collaborazione leale e solidale tra attori pubblici e privati. Questa collaborazione dovrebbe promuovere l’accesso globale a un cibo sano, buono e giusto, influenzando sia le scelte alimentari individuali che le decisioni istituzionali. “Per raggiungere questo traguardo è necessaria una collaborazione leale e solidale tra attori pubblici e privati – è la strada indicata da mons. Arellano -, affinché sia le questioni di scelta alimentare che le decisioni di carattere istituzionale promuovano l’accesso globale ad un cibo sano, buono e giusto”.
La persona al centro: l’insegnamento del Concilio Vaticano II
Mons. Chica Arellano ha concluso il suo intervento richiamando l’insegnamento del Concilio Vaticano II, che pone la persona al centro di tutte le istituzioni sociali. Ha sottolineato che il benessere umano deve avere la priorità sul progresso tecnologico, invitando a considerare l’individuo come principio, soggetto e fine di ogni azione sociale. “Oltre alle iniziative degli organismi internazionali e delle associazioni, conclude il delegato della Santa Sede, “il Concilio Vaticano II – ha concluso monsignor Chica Arellano – ci ha insegnato che la persona è principio, soggetto e fine di tutte le istituzioni sociali. Pertanto, il benessere umano deve avere la priorità sul progresso tecnologico”.
Un appello all’azione per un futuro più equo
La situazione descritta alla FAO è un severo monito per l’intera comunità internazionale. L’appello di Mons. Arellano sottolinea l’urgenza di un cambio di paradigma, in cui la lotta alla fame e la promozione della pace diventino priorità assolute. È necessario un impegno concreto e coordinato da parte di governi, organizzazioni internazionali e società civile per garantire un futuro più equo e sostenibile per tutti.
