Protesta a Corigliano-Rossano contro la partita Italia-Israele
Nella giornata di oggi, un gesto di protesta ha scosso la tranquillità di Schiavonea, frazione di Corigliano-Rossano, in Calabria. Un gruppo di cittadini ha affisso uno striscione davanti all’abitazione di Gennaro “Rino” Gattuso, tecnico della Nazionale italiana, con la scritta: “Rino non si gioca con chi uccide bambini”. La manifestazione è una chiara presa di posizione contro la partita tra Italia e Israele, programmata per stasera in Ungheria, con il ritorno previsto per il 14 ottobre.
Le motivazioni della protesta
I promotori dell’iniziativa hanno espresso in una nota le ragioni del loro dissenso. A loro parere, è incomprensibile il silenzio di Fifa, Uefa e Figc di fronte alla condotta di Israele, che accusano di genocidio nei confronti del popolo palestinese. Chiedono, pertanto, la sospensione di Israele dalle competizioni internazionali e il rifiuto di giocare contro un Paese che, a loro dire, strumentalizza sport, social media e cinema per legittimare le proprie azioni.
Lo sport come riflesso della società
La nota dei manifestanti sottolinea come lo sport non sia un’entità separata dagli eventi del mondo, ma piuttosto un loro riflesso. L’accusa è che Israele stia utilizzando lo sport come strumento di legittimazione per un presunto genocidio del popolo palestinese, in corso da quasi due anni. La protesta mira a sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni sportive sulla gravità della situazione.
Reazioni e possibili sviluppi
Al momento, non sono pervenute dichiarazioni ufficiali da parte di Rino Gattuso o della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC) in merito alla protesta. Resta da vedere se l’iniziativa avrà un impatto sulla programmazione della partita o se porterà a una presa di posizione da parte degli organi competenti.
Riflessioni sulla protesta e il ruolo dello sport
La protesta a Corigliano-Rossano solleva interrogativi importanti sul ruolo dello sport nel contesto geopolitico. Se da un lato lo sport può essere un veicolo di unione e fratellanza, dall’altro può diventare strumento di propaganda o, come in questo caso, oggetto di contestazione per presunte ingiustizie. È fondamentale che le istituzioni sportive prendano in seria considerazione tali questioni, agendo con responsabilità e trasparenza.
