L’Ordinanza della Cassazione Mette in Discussione il Decreto Immigrazione
La Corte di Cassazione ha emesso un’ordinanza che mette in seria discussione la strategia del governo italiano per contrastare l’immigrazione irregolare, in particolare per quanto riguarda i Centri di Permanenza per il Rimpatrio (CPR) e il trattenimento dei richiedenti asilo. La prima sezione penale della Cassazione ha stabilito che, in caso di mancata convalida del trattenimento in un CPR, il richiedente asilo deve essere immediatamente liberato e non può rimanere trattenuto nel Centro fino a 48 ore, come previsto dal decreto legge del 28 marzo scorso. Questa norma, secondo i giudici, viola sei articoli della Costituzione e la questione è stata deferita alla Corte Costituzionale per una valutazione.
Il Caso Specifico: Un Richiedente Asilo Senegalese al Centro della Controversia
L’ordinanza è stata emessa in seguito al ricorso presentato dai legali di un cittadino senegalese, trasferito a Gjader il 9 maggio. Dopo aver formalizzato la domanda di protezione internazionale, respinta dalla Commissione asilo di Roma, il questore della Capitale ha chiesto la convalida del trattenimento dell’uomo nella struttura albanese. La Corte d’appello di Roma non ha convalidato la richiesta, e l’uomo è stato trasferito a Bari. Successivamente, il questore di Bari ha emesso un nuovo provvedimento di trattenimento presso il CPR locale, motivato dalla “pericolosità sociale” dell’uomo, condannato per tentato omicidio e traffico di droga. La Corte d’appello di Bari ha accolto questa seconda richiesta, ma l’avvocato del senegalese, Salvatore Fachile, ha presentato ricorso in Cassazione, sollevando la questione di legittimità costituzionale.
Le Violazioni Costituzionali Contestate
La Cassazione ha respinto il ricorso, ma ha ritenuto la questione di legittimità costituzionale “rilevante e non manifestamente infondata”. Nel mirino dei giudici c’è il decreto legge 37, che stabilisce che la mancata convalida del trattenimento non preclude un successivo provvedimento di trattenimento, qualora ne ricorrano i presupposti. La Corte ha evidenziato una potenziale lesione della libertà personale, poiché un provvedimento di trattenimento dichiarato illegittimo dal giudice potrebbe comunque legittimare la permanenza del migrante nel Centro per i rimpatri, in attesa di una nuova decisione del questore. Inoltre, si contesta la violazione del principio di uguaglianza, poiché si consente la limitazione della libertà personale di un individuo solo perché si trova in un centro di rimpatrio, a differenza di chi è libero.
La Parola alla Corte Costituzionale
La Cassazione ha quindi sollevato un “incidente di costituzionalità” e trasmetterà gli atti alla Corte Costituzionale, oltre che alla Presidenza del Consiglio ed ai presidenti di Camera e Senato. I giudici supremi hanno sottolineato che un tema sensibile come la restrizione della libertà personale deve essere immediatamente sottoposto al vaglio della Corte Costituzionale, qualora si ravvisi una “torsione rispetto alle norme della Costituzione”. Questa decisione potrebbe avere un impatto significativo sulla politica di immigrazione del governo e sulla gestione dei CPR.
Implicazioni e Prospettive Future
La decisione della Cassazione evidenzia le complesse sfide legali ed etiche legate alla gestione dell’immigrazione irregolare. La Corte Costituzionale dovrà ora valutare attentamente la compatibilità del decreto immigrazione con i principi fondamentali della Costituzione, aprendo un dibattito cruciale sui diritti dei richiedenti asilo e sui limiti del potere dello Stato in materia di libertà personale. L’esito di questa valutazione potrebbe ridefinire le politiche di immigrazione e rimpatrio in Italia.
