Arresto all’arrivo in Bolivia
Arturo Murillo, ex ministro dell’Interno della Bolivia durante la presidenza ad interim di Jeanine Añez (2019-2020), è stato arrestato all’aeroporto di Viru Viru, a Santa Cruz de la Sierra. L’arresto è avvenuto subito dopo la sua espulsione dagli Stati Uniti, dove aveva scontato una pena per riciclaggio di denaro.
Pene pendenti in Bolivia
In Bolivia, Murillo dovrà scontare due condanne: una di otto anni per l’acquisto con sovrapprezzo di gas lacrimogeni e un’altra di cinque anni e quattro mesi per l’importazione irregolare di materiale antisommossa. Inoltre, dovrà affrontare sei processi per vari reati, tra cui corruzione e uso indebito di influenze.
Ruolo nella repressione del 2019
Murillo è una figura chiave nella repressione delle proteste del 2019, durante le quali morirono 30 civili. È ricordato per il suo stile autoritario e per le minacce pubbliche agli avversari politici, in particolare al Movimento al Socialismo, all’epoca guidato dall’ex presidente Evo Morales (2006-2019).
Carriera politica e origini
Imprenditore alberghiero senza formazione universitaria, Murillo è entrato in politica a metà degli anni 2000. È stato eletto deputato e senatore in due mandati non consecutivi, tra il 2006 e il 2019, per il partito di Samuel Doria Medina.
Trasferimento nel carcere di massima sicurezza
Il Governo del presidente uscente Luis Arce intende trasferire Murillo nel carcere di massima sicurezza di Chonchocoro, a La Paz, nelle prossime ore. Questa decisione sottolinea la serietà con cui le autorità boliviane intendono trattare il caso.
Implicazioni politiche e giustizia
L’arresto di Arturo Murillo segna un momento significativo per la giustizia in Bolivia, considerando il suo ruolo controverso nel governo ad interim e le accuse di corruzione. Questo caso potrebbe avere ampie implicazioni politiche, influenzando la percezione pubblica della giustizia e della responsabilità dei leader politici.
