La presenza di D’Alema a Tienanmen scatena la polemica
La partecipazione di Massimo D’Alema alla parata militare di Pechino, in occasione dell’ottantesimo anniversario della vittoria cinese nella seconda guerra mondiale, ha generato un acceso dibattito politico in Italia. L’ex presidente del Consiglio è stato visto in piazza Tienanmen, intervistato da una televisione cinese, esprimendo l’auspicio che da Pechino parta “un messaggio di pace”. Queste parole hanno scatenato un vespaio di polemiche, con reazioni contrastanti da diverse figure politiche.
Le reazioni dell’opposizione: un omaggio all’autocrazia?
Le critiche più aspre sono arrivate da esponenti dell’opposizione. Carlo Calenda (Azione) ha accusato D’Alema di celebrare la nascita di un fronte antioccidentale, omaggiando leader come Putin, Kim Jong Un e Xi Jinping. Galeazzo Bignami (FdI) ha definito inaccettabile la sua presenza, soprattutto in un momento in cui l’Occidente viene sfidato da leader autocrati che propongono un nuovo ordine mondiale. Maurizio Gasparri (FI) ha ironizzato sulla sua presenza, ricordando il suo passato di contestazione. Anche Marco Dreosto (Lega) ha criticato il PD per essere rappresentato in un contesto così controverso.
Le difese: un ruolo per la pace e la comprensione
Non sono mancate le difese dell’ex presidente del Consiglio. Maurizio Acerbo (Partito della Rifondazione Comunista) ha elogiato D’Alema per non essersi allineato alla “nuova guerra fredda” con la Cina. Stefano Fassina ha sottolineato la sua consapevolezza storica e il coraggio di parlare. Alcuni hanno ricordato il suo ruolo di mediatore, citando un incontro con Zelensky in cui gli chiese di intercedere con Lula e Xi Jinping per trovare una soluzione al conflitto in Ucraina.
Il contesto: il ruolo di D’Alema come mediatore internazionale
È importante ricordare che D’Alema ha una lunga storia di rapporti con la Cina e ha spesso svolto un ruolo di mediatore internazionale. In un dibattito con Gianfranco Fini, aveva raccontato di un incontro con Zelensky, il quale gli aveva chiesto di sondare la disponibilità di Lula e Xi Jinping a trovare una soluzione al conflitto in Ucraina. Questo episodio suggerisce che la sua presenza a Pechino potrebbe essere parte di un tentativo di mantenere aperti canali di comunicazione con la Cina, in un momento di crescente tensione internazionale.
Un equilibrio tra valori e realpolitik
La vicenda di D’Alema a Pechino solleva interrogativi complessi sull’equilibrio tra valori e realpolitik nella politica estera. Da un lato, è comprensibile la preoccupazione per la difesa dei diritti umani e dei principi democratici di fronte a regimi autoritari. Dall’altro, è necessario valutare se il dialogo e la diplomazia possano rappresentare strumenti efficaci per promuovere la pace e la cooperazione internazionale, anche con Paesi che non condividono i nostri stessi valori.
