Le mangiatoie come calamita per gli ungulati
Uno studio congiunto del Muse, dell’Associazione cacciatori trentini e della Fondazione Edmund Mach, pubblicato sulla rivista scientifica Ecosphere, ha evidenziato come la presenza e la vicinanza alle mangiatoie siano il fattore determinante nella distribuzione degli ungulati. La ricerca, condotta in Val di Fassa, nel Trentino orientale, durante gli inverni del 2022 e 2023, ha analizzato 54 siti in un’area ad alta densità di mangiatoie (2,6 per 10 chilometri quadri), esaminando oltre 14.000 sequenze fotografiche.
Obiettivi e metodologia dello studio
Il ricercatore del Muse e primo autore dello studio, Marco Salvatori, ha spiegato: “Il nostro obiettivo era testare l’ipotesi che le mangiatoie creassero aggregazioni di ungulati, attratti da cibo concentrato e facilmente disponibile, che a loro volta potessero influenzare il movimento e il comportamento dei lupi, loro predatori naturali”. Lo studio ha utilizzato fototrappole per monitorare la presenza e l’attività degli animali in relazione alla distanza dalle mangiatoie e alla presenza umana.
Risultati chiave: vicinanza e attività degli ungulati
I risultati hanno mostrato che la probabilità di presenza degli ungulati era massima nelle immediate vicinanze delle mangiatoie, azzerandosi a tre chilometri di distanza dalla mangiatoia più vicina. L’attività degli ungulati, invece, è risultata più sensibile alla presenza umana: più un sentiero è frequentato, meno attivi risultano gli ungulati nelle aree circostanti. Interessante anche la correlazione riscontrata tra l’attività dei lupi e la vicinanza alle mangiatoie per ungulati.
Specie più frequenti alle mangiatoie
La ricercatrice del Muse Giulia Bombieri ha sottolineato l’importanza delle fototrappole per identificare le specie che visitano le mangiatoie e la loro frequenza. Il cervo è risultato il frequentatore più assiduo (49% delle sequenze), seguito dal capriolo (27%) e dal muflone (15%). Quest’ultima è una specie alloctona, per la quale è raccomandato il contenimento, dato il suo impatto sull’ecosistema locale.
Implicazioni per la gestione faunistica
Lo studio evidenzia la necessità di una gestione faunistica più attenta e consapevole, considerando l’impatto delle pratiche di foraggiamento artificiale sulla distribuzione e sul comportamento degli ungulati. La concentrazione di animali in prossimità delle mangiatoie può alterare gli equilibri ecologici, favorendo la competizione intraspecifica e interspecifica, e aumentando il rischio di trasmissione di malattie. Inoltre, l’attrazione dei predatori come il lupo verso le mangiatoie può avere conseguenze sulla loro dieta e sul loro comportamento di caccia.
Riflessioni sull’intervento umano nell’ecosistema alpino
Questo studio solleva importanti interrogativi sull’impatto delle attività umane, come il foraggiamento artificiale, sugli ecosistemi alpini. Pur comprendendo le motivazioni che spingono a fornire cibo agli ungulati, è fondamentale valutare attentamente le conseguenze a lungo termine di tali pratiche, cercando soluzioni che favoriscano un equilibrio naturale e una gestione sostenibile della fauna selvatica.
