L’intervento del Garante della Privacy
In seguito alla diffusione non autorizzata di video privati appartenenti a Stefano De Martino, il Garante della Privacy, attraverso il suo membro Guido Scorza, ha annunciato un intervento immediato. L’obiettivo primario è quello di arginare la diffusione del materiale sensibile. “La prima fase è legata all’urgenza di fermare la diffusione del materiale”, ha dichiarato Scorza in un’intervista a La Repubblica. “Abbiamo adottato un provvedimento, rivolgendoci a tutte le piattaforme su cui il video è approdato. Abbiamo comunicato a chi non ha ancora condiviso quel contenuto, ma avesse pensato di farlo, che l’azione potrebbe rappresentare un illecito”.
L’azione del Garante non si limita alla mera comunicazione. Su richiesta di De Martino e della sua compagna, è stata avviata un’istruttoria formale per identificare e perseguire legalmente tutti i responsabili della diffusione illecita.
Le sfide nell’identificazione dei responsabili
Nonostante l’impegno profuso, Scorza ha evidenziato le difficoltà intrinseche nel rintracciare chi ha originariamente sottratto e diffuso il contenuto. “Tecnicamente sì, ma sarà difficile identificare chi per primo si è appropriato di quel contenuto”, ha ammesso Scorza. La complessità aumenta a causa della natura decentralizzata di internet e della dislocazione delle sedi legali delle piattaforme coinvolte.
“Alcune piattaforme sulle quali il video è stato trovato sono facili da rintracciare. Quello che bisognerà capire è se le aziende proprietarie hanno sede in Europa o in un Paese dove il diritto internazionale può fare poco”, ha spiegato Scorza, sottolineando come la giurisdizione possa rappresentare un ostacolo significativo all’azione legale.
La natura effimera del controllo online
Anche qualora si riuscisse a limitare la diffusione iniziale, il Garante riconosce l’impossibilità di un controllo totale e definitivo. “Nel momento in cui qualcuno ha accesso a un contenuto privato, vietare la sua circolazione e garantire la privacy è difficile”, ha affermato Scorza. “Spesso i video vengono condivisi su chat di Telegram o Whatsapp, e lì non è più possibile intervenire”.
La natura virale dei contenuti online, unita alla difficoltà di tracciare le condivisioni su piattaforme di messaggistica criptate, rende utopistico l’obiettivo di una rimozione completa. “Nel caso specifico di cui si parla, noi limiteremo la circolazione del contenuto, ma non la potremo impedire in maniera radicale: è troppo tardi. Niente esclude che tra sei mesi o un anno quel contenuto torni a girare”, ha concluso Scorza, evidenziando la persistente vulnerabilità della privacy nell’era digitale.
Riflessioni sulla privacy nell’era digitale
Il caso dei video rubati a Stefano De Martino solleva interrogativi cruciali sulla tutela della privacy nell’era digitale. La facilità con cui i contenuti privati possono essere diffusi e la difficoltà di controllare la loro circolazione evidenziano la necessità di una maggiore consapevolezza e di strumenti legali più efficaci per proteggere la nostra intimità online. È fondamentale che le piattaforme digitali collaborino attivamente per prevenire e contrastare la diffusione di materiale illecito, e che gli utenti siano consapevoli delle conseguenze legali e morali delle proprie azioni online.
