La scoperta che riscrive la storia degli oceani

Un team di ricercatori internazionali, guidato dall’Università Statale di Milano in collaborazione con l’Università di Pechino, l’Università della California e il Centro di Geoscienze Marine (Geomar) di Kiel in Germania, ha portato alla luce i più antichi gusci calcarei prodotti da alghe unicellulari, i coccolitoforidi, risalenti a circa 250 milioni di anni fa. Questa scoperta, pubblicata sulla Rivista Italiana di Paleontologia e Stratigrafia, sposta indietro di 40 milioni di anni la datazione della nascita degli oceani moderni, aprendo nuove prospettive sulla comprensione dell’evoluzione marina e del clima terrestre.

La scoperta è stata resa possibile grazie all’analisi di campioni fossili provenienti dalla Cina meridionale, che hanno rivelato la presenza di tracce di questi antichi organismi.

Fino ad oggi, i nanofossili calcarei più antichi conosciuti, rinvenuti in sedimenti della Tetide (Alpi austriache e lombarde) e della Pantalassa (Australia, Canada occidentale, Argentina, Perù), erano datati al Triassico Superiore (circa 210 milioni di anni fa). Ora però le nuove ricerche indicano la comparsa dei coccoliti più antichi poco dopo l’estinzione di massa di fine Permiano, all’inizio del Triassico.

Il ruolo cruciale dei coccolitoforidi

I coccolitoforidi, alghe unicellulari di dimensioni millimetriche appartenenti al fitoplancton, svolgono un ruolo fondamentale nell’ecosistema marino. Attraverso il processo di coccolitogenesi, producono minuscole piastre di calcite, i coccoliti, che formano un guscio protettivo attorno alla cellula, la coccosfera. Alla morte dell’alga, coccoliti e coccosfere si depositano sui fondali oceanici, formando sedimenti marini che diventano nanofossili calcarei.

Questo meccanismo contribuisce significativamente all’assorbimento dell’anidride carbonica (CO2), sia attraverso la fotosintesi sia attraverso la produzione di calcite. Nel corso di centinaia di milioni di anni, questo processo ha avuto un ruolo chiave nella creazione di un ambiente favorevole alla comparsa della fauna marina moderna e, di conseguenza, dell’oceano attuale. La scoperta di questi antichi coccoliti fornisce quindi nuove informazioni cruciali per comprendere l’evoluzione del ciclo del carbonio e il suo impatto sul clima terrestre.

La calcite, un minerale carbonatico, è un componente fondamentale dei gusci e degli scheletri di molti organismi marini, contribuendo in modo significativo alla regolazione del pH oceanico e alla rimozione del carbonio dall’atmosfera attraverso la sedimentazione.

Un oceano primordiale in condizioni estreme

La scoperta dei coccoliti più antichi risale a un periodo successivo all’estinzione di massa di fine Permiano, in un contesto oceanico estremo caratterizzato da acidità e scarsità di ossigeno. Questo ambiente ostile era causato da imponenti eruzioni vulcaniche che avevano alterato il clima globale e le condizioni chimico-fisiche degli oceani. L’aumento della temperatura e della CO2 atmosferica aveva accelerato il dilavamento delle terre emerse, riversando grandi quantità di nutrienti nei mari e innalzando la fertilità degli oceani.

Questo aumento di nutrienti, paradossalmente, favorì l’evoluzione del fitoplancton calcificato, portando alla comparsa di coccolitoforidi primitivi di piccole dimensioni. Questi organismi pionieri, adattandosi a condizioni ambientali estreme, hanno gettato le basi per l’evoluzione degli ecosistemi marini moderni. La loro presenza in un ambiente così ostile dimostra la resilienza della vita e la sua capacità di adattarsi anche alle condizioni più avverse.

Implicazioni e prospettive future

Questa scoperta non solo riscrive la storia degli oceani, ma offre anche importanti spunti di riflessione sul ruolo degli organismi marini nella regolazione del clima terrestre. Comprendere come i coccolitoforidi hanno contribuito all’assorbimento di CO2 nel passato può fornire preziose informazioni per affrontare le sfide ambientali attuali, legate al cambiamento climatico e all’acidificazione degli oceani. Ulteriori ricerche e analisi dei sedimenti marini più antichi potrebbero rivelare ulteriori dettagli sull’evoluzione di questi organismi e sul loro impatto sull’ambiente globale.

Di davinci

La vostra guida digitale nell’oceano dell’informazione 🌊, dove curiosità 🧐 e innovazione 💡 navigano insieme alla velocità della luce ⚡.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *