Le origini e il sogno di Julie Andrews

Rupert Everett, noto attore inglese con una carriera costellata di successi internazionali e un profondo legame con l’Italia, si racconta in una recente intervista all’ANSA. L’attore, celebre per ruoli in film come ‘Another Country’ e ‘Ballando con uno sconosciuto’, rivela un’aspirazione infantile inaspettata: “Volevo essere Julie Andrews. ‘Mary Poppins’ è stato il mio film del cuore, quello determinante per me”. Un sogno che lo ha portato a calcare i palcoscenici e i set di tutto il mondo, lavorando con registi del calibro di Francesco Rosi e Giuliano Montaldo.

La delusione per ‘Emily in Paris’

Nonostante una carriera ricca di successi, Everett confessa di aver subito una recente delusione professionale. L’attore era stato scelto per interpretare il direttore di uno studio di interior design, Giorgio Barbieri, nella serie ‘Emily in Paris’. “Ho girato una scena nell’ultima stagione e mi hanno detto: ‘Ci sentiamo l’anno prossimo’. Ho aspettato che mi chiamassero, ma alla fine la telefonata non è mai arrivata e mi hanno semplicemente licenziato. Per me è stata una tragedia. Sono stato a letto per due settimane perché non riuscivo a superarlo”, spiega Everett, sottolineando le dinamiche spesso imperscrutabili dello show business.

Il coming out e le sue conseguenze

Negli anni ’90, Everett fece clamore con la sua dichiarazione di omosessualità, un coming out che, a suo dire, ebbe ripercussioni sulla sua carriera. “Ebbe clamore sì e portò pregiudizio, non è stato facile andare avanti nella carriera, essere apertamente gay in un ambiente ipocrita come era ancora di più in quegli anni, mi ha tagliato fuori da molti lavori. Abitavo a Parigi, stavo scrivendo un romanzo, ‘Hello, Darling, Are You Working?’, e non volevo nascondermi, volevo vivere essendo me stesso”.

L’amore per l’Italia e Dylan Dog

L’Italia occupa un posto speciale nel cuore di Rupert Everett. L’attore, che parla italiano, ha lavorato in diverse produzioni italiane di successo, tra cui ‘Gli occhiali d’oro’ di Giuliano Montaldo e ‘Cronaca di una morte annunciata’ di Francesco Rosi. Everett si è detto inoltre “onorato” di aver ispirato Tiziano Sclavi per i tratti di Dylan Dog, il celebre personaggio dei fumetti. “Sono stato felice di scoprire che il personaggio di Dylan Dog era un po’ ispirato a me come mi confessò Sclavi”, ricorda.

Il fascino della storia e il sogno di Oscar Wilde

Everett si definisce un “bulimico di lavoro” e rivela di essere particolarmente attratto da progetti ambientati in contesti storici. “Da sempre mi faccio guidare dal fatto che abbia una ambientazione storica, io vado pazzo per questo, la cosa che mi piace di più che sia teatro o cinema o televisione è scoprire la verità storica di un personaggio, il contesto, l’epoca”. Un altro grande amore di Everett è Oscar Wilde, figura a cui ha dedicato il film ‘The Happy Prince – L’ultimo ritratto di Oscar Wilde’ nel 2018, in cui ha ricoperto il ruolo di sceneggiatore, regista e interprete. “Il mio sogno, cui lavoro sempre, è di fare ancora un nuovo film su di lui”, conclude Everett.

Un artista poliedrico tra passato e futuro

Rupert Everett si conferma un artista poliedrico, capace di spaziare tra generi e ruoli diversi con la stessa passione e dedizione. La sua storia è un esempio di come talento, determinazione e coraggio possano superare ostacoli e pregiudizi, lasciando un segno indelebile nel mondo dello spettacolo. Il suo amore per l’Italia e la sua ammirazione per figure come Shakespeare e Oscar Wilde testimoniano una sensibilità artistica profonda e una costante ricerca di verità e bellezza.

Di davinci

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