Cos’è l’Italian Brainrot? Un fenomeno virale inaspettato

L’Italian Brainrot è un fenomeno digitale inaspettato che sta spopolando sui social media. Si tratta di immagini di creature generate con l’intelligenza artificiale, spesso accompagnate da suoni e filastrocche volgari, che da mesi circolano incessantemente online. Nomi come “Trallallero Trallalà”, “Tung Tung Tung Sahur” e “Trippi Troppi, Troppa Trippa” sono diventati familiari a un pubblico sempre più vasto, tanto da rendere questo fenomeno una delle poche produzioni creative digitali ‘made in Italy’ capaci di fare il giro del mondo.

Dalla critica all’autoironia: l’evoluzione del ‘marciume cerebrale’

Il termine “brainrot”, che letteralmente significa “marciume cerebrale”, viene spesso utilizzato per screditare contenuti considerati di bassa qualità o intellettualmente dannosi. Tuttavia, nel caso dell’Italian Brainrot, il termine assume una connotazione diversa. Come spiega Francesco Toniolo, professore universitario ed esperto di videogiochi e comunicazione digitale, l’Italian Brainrot “nasce con l’idea di prendersi un po’ in giro riconoscendo che quelli creati sono personaggi molto semplici, fatti senza impegno. In questa forma di autocoscienza sta il loro successo”.

Collezionismo, anonimato e politicamente scorretto: le chiavi del successo

Ma quali sono gli elementi che hanno contribuito all’esplosione di questo fenomeno? Secondo Toniolo, uno dei fattori chiave è l’elemento del collezionismo. Le creature dell’Italian Brainrot sono diventate simili ai Pokémon, tanto che sono state create carte collezionabili, pupazzi e gadget. Un’altra peculiarità è la loro nascita anonima, che ha permesso la costruzione di una mitologia collettiva. Infine, non va sottovalutata l’attrattiva data dal politicamente scorretto. Inizialmente, le creature erano accompagnate da filastrocche piene di bestemmie e insulti, che, pur non avendo un significato chiaro per gli stranieri, risultavano particolarmente allettanti per i giovani italiani.

Un’eco del futurismo nell’era digitale?

L’Italian Brainrot ha suscitato anche paragoni con il futurismo. Francesco Toniolo, in particolare, ha lanciato una provocazione: “Se noi immaginassimo una realtà alternativa in cui gli Italian brainrot li avesse fatti Marinetti oggi sarebbero in tutti i manuali dei licei. Mentre se le poesie del futurismo fossero girate su TikTok ci sarebbero persone scandalizzate che dicono ‘cos’è questo abominio'”. Un’affermazione che invita a riflettere sul rapporto tra arte, cultura popolare e nuovi media.

Un fenomeno da analizzare con occhio critico

L’Italian Brainrot è un fenomeno complesso e sfaccettato, che merita di essere analizzato con occhio critico. Se da un lato rappresenta una forma di creatività digitale spontanea e autoironica, dall’altro solleva interrogativi sul ruolo dell’intelligenza artificiale nella produzione culturale, sui meccanismi di viralizzazione dei contenuti online e sui limiti del politicamente scorretto. Un fenomeno che, nel bene e nel male, sta contribuendo a definire l’identità digitale italiana.

Di davinci

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