L’interrogatorio di Scandurra: “Il mio codice etico mi rende imparziale”
Durante l’interrogatorio preventivo con il GIP Mattia Fiorentini, Alessandro Scandurra, figura centrale nell’indagine sulla gestione dell’urbanistica a Milano e posto ai domiciliari, ha risposto alle domande riguardanti un presunto conflitto di interessi. Al centro delle contestazioni, i 400 mila euro ricevuti da un investitore per prestazioni professionali, mentre Scandurra ricopriva il ruolo di pubblico ufficiale nella commissione paesaggio del Comune. Alla domanda diretta sulla sua obiettività nel valutare i progetti di tale investitore, Scandurra ha replicato: “Sì, sì, sono assolutamente imparziale perché il mio codice etico mi fa dire di non mescolare le funzioni”.
Il nodo del conflitto di interessi: “Se mi avessero detto di non ricevere incarichi…”
Scandurra ha ulteriormente chiarito la sua posizione riguardo al potenziale conflitto di interessi: “Se mi avessero detto di non ricevere incarichi da… di non poter ricevere incarichi da soggetti che presentavano in ogni modo alla commissione un progetto, non avrei fatto parte della Commissione del Paesaggio”. Questa affermazione suggerisce che Scandurra era consapevole della possibilità di un conflitto, ma non riteneva che ciò compromettesse la sua integrità professionale. Ha poi aggiunto: “Io prestavo le mie capacità, la mia sensibilità, la mia conoscenza alla Commissione del Paesaggio, alla pubblica amministrazione per ottenere il meglio”.
Servizio civico o prestigio personale? La risposta di Scandurra
Il giudice ha incalzato Scandurra chiedendo “perché rischiare un patente conflitto di interessi, o comunque una situazione quantomeno antipatica o di sospetto” e se far parte dell’organismo comunale fosse “una questione di prestigio”. Scandurra ha respinto l’idea del prestigio personale, rispondendo: “servizio civico, contributo e diffusione culturale della cultura urbana”. Questa risposta sottolinea la visione di Scandurra del suo ruolo come un impegno civico volto a migliorare la qualità urbana della città di Milano.
Il contesto dell’indagine sull’urbanistica milanese
L’indagine in cui è coinvolto Scandurra si inserisce in un contesto più ampio di controllo sulla gestione dell’urbanistica a Milano. La commissione paesaggio, di cui Scandurra era membro, svolge un ruolo cruciale nella valutazione e approvazione dei progetti edilizi, con un impatto significativo sullo sviluppo della città. Le accuse di conflitto di interessi sollevano interrogativi sulla trasparenza e l’integrità dei processi decisionali in questo settore.
Riflessioni sull’etica nella pubblica amministrazione
Il caso di Alessandro Scandurra solleva importanti questioni sull’etica nella pubblica amministrazione e sulla necessità di regole chiare per prevenire conflitti di interessi. La percezione di imparzialità è fondamentale per la fiducia dei cittadini nelle istituzioni, e anche la sola apparenza di un conflitto può minare questa fiducia. È essenziale che i pubblici ufficiali agiscano non solo nel rispetto della legge, ma anche con un’attenzione scrupolosa all’etica professionale.
