L’Appello Disperato di Libera
Attraverso l’associazione Coscioni, Libera, una donna toscana di 55 anni affetta da sclerosi multipla, ha espresso con forza la sua angoscia di fronte ai continui rinvii nel processo che dovrebbe consentirle di accedere al suicidio assistito. Paralizzata dalla malattia, Libera necessita dell’aiuto di un medico per porre fine alle sue sofferenze, non potendo autosomministrarsi il farmaco letale. Le sue parole sono un grido di dolore: “I miei tempi non sono quelli della politica. I parlamentari hanno rinviato la discussione sul fine vita a settembre, come se la mia malattia potesse prendersi una pausa estiva. I miei tempi non sono neanche quelli della giustizia. I giudici chiedono altra documentazione e approfondimenti. Ma ogni giorno in più, per me, è sofferenza”, “tortura”, “umiliazione”. Vi chiedo una sola cosa: fate presto”.
Il Caso Davanti alla Consulta
La vicenda di Libera è giunta all’attenzione della Consulta, a seguito di un quesito sollevato dal tribunale di Firenze sulla legittimità costituzionale del reato di eutanasia. Tuttavia, la Consulta ha dichiarato inammissibile il quesito per difetto di motivazione circa la reperibilità dei dispositivi di autosomministrazione, evitando di entrare nel merito della questione cruciale del diritto al fine vita.
Sclerosi Multipla e Fine Vita: Un Diritto Negato?
La sclerosi multipla è una malattia neurodegenerativa che può portare a una progressiva perdita delle funzioni motorie e cognitive, causando sofferenze fisiche e psicologiche significative. In casi come quello di Libera, la richiesta di accesso al suicidio assistito nasce dalla volontà di porre fine a una condizione di vita percepita come insopportabile. Il rinvio della discussione politica e gli ostacoli giudiziari sollevano interrogativi profondi sull’effettivo riconoscimento del diritto all’autodeterminazione e alla dignità nel fine vita.
Il Ruolo dell’Associazione Coscioni
L’associazione Coscioni, da anni impegnata nella battaglia per la legalizzazione dell’eutanasia e del suicidio assistito in Italia, si è fatta portavoce del caso di Libera, offrendo supporto legale e mediatico. L’associazione denuncia la lentezza della politica e della giustizia nel dare risposte concrete alle persone che si trovano in condizioni di sofferenza estrema, ribadendo l’importanza di garantire il diritto di scegliere come e quando porre fine alla propria vita.
Riflessioni sul Caso Libera
Il caso di Libera è un potente richiamo alla necessità di affrontare con urgenza e sensibilità il tema del fine vita. Al di là delle questioni giuridiche e politiche, è fondamentale considerare la sofferenza delle persone che si trovano in condizioni di malattia irreversibile e la loro richiesta di poter decidere autonomamente sul proprio destino. Un approccio più umano e compassionevole è essenziale per garantire il rispetto della dignità di ogni individuo, anche di fronte alla morte.
