Nuovo rinvio per la perizia sul DNA
Il Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) del Tribunale di Trieste ha concesso un’ulteriore proroga di 60 giorni per la consegna delle relazioni sul DNA estratto dai reperti di Unabomber, grazie all’impiego di nuove tecnologie. Questa decisione mira a determinare se il DNA del responsabile degli attentati, che tra il 1994 e il 2006 seminarono il panico nel Nord Est, corrisponda a quello di uno degli 11 individui iscritti nel registro degli indagati in seguito alla riapertura del caso.
Obiettivo dell’indagine
L’obiettivo principale della perizia è confrontare il DNA rinvenuto sui reperti con quello degli indagati, al fine di identificare, se possibile, il responsabile degli attentati che hanno terrorizzato il Nord Est per oltre un decennio. L’utilizzo di tecnologie avanzate dovrebbe consentire un’analisi più precisa e approfondita, aumentando le probabilità di ottenere risultati significativi.
La protesta dei legali
La decisione del GIP ha suscitato la forte reazione degli avvocati Alessandra Devetag e Leopoldo Da Ros, che rappresentano alcuni degli indagati. I legali hanno espresso la loro preoccupazione per i danni morali subiti dai loro assistiti a causa della prolungata incertezza. Hanno inoltre sottolineato che i periti avevano ricevuto l’incarico il 13 marzo 2023 e avrebbero dovuto presentare i risultati entro 90 giorni, ma una serie di rinvii, motivati dalla complessità degli esami e dal numero elevato di persone da confrontare, ha dilatato i tempi in modo inaccettabile.
Udienza del 15 settembre a rischio
La nuova proroga rende incerta la rilevanza dell’udienza fissata per il 15 settembre, poiché i termini per la consegna della perizia non saranno ancora scaduti. Questa situazione rischia di prolungare ulteriormente l’attesa per la conclusione delle indagini, con conseguenze negative per tutti i soggetti coinvolti.
Contesto degli attentati di Unabomber
Tra il 1994 e il 2006, il Nord Est d’Italia fu teatro di una serie di attentati dinamitardi rivendicati da un individuo soprannominato Unabomber. Gli ordigni, spesso rudimentali ma insidiosi, venivano nascosti in luoghi pubblici e oggetti di uso comune, causando feriti e generando un clima di paura e incertezza. Nonostante le indagini, l’identità di Unabomber è rimasta a lungo sconosciuta.
Riflessioni sull’attesa e la giustizia
L’ennesimo rinvio nella consegna della perizia sul DNA nel caso Unabomber solleva interrogativi sulla durata dei processi e sull’impatto che tali ritardi hanno sugli indagati. Se da un lato è comprensibile la necessità di effettuare analisi accurate e approfondite, dall’altro è fondamentale garantire che i tempi della giustizia siano ragionevoli, al fine di tutelare i diritti di tutti i soggetti coinvolti e di evitare che l’attesa si trasformi in una forma di pena anticipata.
