La decisione della Corte Costituzionale
La Corte Costituzionale ha esaminato il caso di Libera, una donna toscana di 55 anni completamente paralizzata, che non può procedere autonomamente all’autosomministrazione del farmaco necessario per il suicidio assistito. La Consulta ha dichiarato inammissibile la questione di legittimità costituzionale dell’articolo 579 del codice penale, relativo all’omicidio del consenziente, per un difetto di motivazione riguardante la disponibilità di dispositivi di autosomministrazione adatti al suo caso specifico.
In sostanza, i giudici costituzionali hanno richiesto che vengano effettuate ulteriori indagini per individuare strumenti che consentano a persone con disabilità motorie gravi, come Libera, di esercitare il diritto al suicidio assistito, come previsto dalla legge. La Corte ha sottolineato la necessità di coinvolgere organismi specializzati a livello centrale, come l’Istituto Superiore di Sanità, per accertare la reale reperibilità di tali dispositivi.
Il caso di Libera e la sua richiesta
Libera (nome di fantasia) aveva espresso chiaramente la volontà di porre fine alle proprie sofferenze attraverso il suicidio medicalmente assistito. Le sue condizioni mediche erano state valutate e confermate dall’Azienda sanitaria, che aveva riconosciuto la sussistenza dei requisiti necessari per accedere a tale pratica. Tuttavia, l’Azienda sanitaria Toscana Nord Ovest aveva anche accertato l’assenza, almeno a livello regionale, di dispositivi medici idonei all’autosomministrazione del farmaco per persone nelle condizioni di Libera, completamente paralizzata dal collo in giù e dipendente dai caregiver per ogni attività quotidiana.
La donna aveva rifiutato la sedazione profonda, desiderando rimanere lucida e cosciente fino alla fine. Per questo motivo, aveva presentato un ricorso d’urgenza al tribunale di Firenze, chiedendo che fosse il suo medico di fiducia a somministrarle il farmaco. In risposta, il tribunale aveva sollevato la questione di legittimità costituzionale sull’articolo del codice penale che punisce l’omicidio del consenziente.
Le reazioni politiche e legali
La decisione della Corte Costituzionale ha suscitato diverse reazioni nel mondo politico e legale. Filomena Gallo, segretaria nazionale dell’associazione Coscioni, ha annunciato che si tornerà davanti al tribunale di Firenze per richiedere con urgenza le verifiche a livello nazionale sollecitate dalla Corte, auspicando una rapida conclusione dell’indagine. Gallo ha inoltre sottolineato come la decisione della Consulta evidenzi il ruolo del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) nel fine vita.
Il costituzionalista Stefano Ceccanti ha ribadito l’importanza del ruolo del SSN, affermando che escluderlo dalla tutela di un diritto sarebbe illegittimo. Sul fronte politico, Ignazio Zullo di Fratelli d’Italia ha interpretato la sentenza come una chiusura ad ogni tentativo di introdurre l’eutanasia in Italia, mentre l’opposizione, con il PD in testa, ha sottolineato come la decisione della Consulta chiuda il dibattito sul ruolo del SSN. Francesco Boccia, presidente dei senatori dem, ha annunciato che il testo sul fine vita, in discussione al Senato, dovrà essere modificato alla luce della sentenza. Angelo Bonelli di Avs ha criticato il governo Meloni, ritenendolo responsabile della situazione.
Un passo avanti verso una soluzione rispettosa della dignità
La decisione della Corte Costituzionale, pur non risolvendo immediatamente il caso di Libera, rappresenta un passo avanti nella complessa questione del suicidio assistito in Italia. Richiedendo verifiche più approfondite sulla disponibilità di dispositivi di autosomministrazione, la Corte invita a trovare soluzioni concrete che rispettino la dignità e l’autodeterminazione delle persone con disabilità grave. La palla passa ora al sistema sanitario nazionale e al legislatore, chiamati a definire un quadro normativo chiaro e a garantire l’accesso a un fine vita dignitoso per chi ne fa richiesta, nel rispetto dei principi costituzionali.
