Il nodo cruciale: l’eccessivo carico del sistema giudiziario
Alfonso Celotto, ordinario di Diritto Costituzionale all’Università Roma Tre, pone l’accento sullo stato critico del sistema giudiziario italiano, sovraccarico da un numero eccessivo di processi. Secondo il docente, questa situazione impone una riflessione profonda sulle possibili riforme, tra cui l’abolizione del ricorso in appello per le sentenze di assoluzione in primo grado, mantenendo però la possibilità di ricorso in Cassazione.
Una strada percorribile, ma con precise condizioni
Celotto individua nell’abolizione del ricorso in appello una potenziale soluzione, sottolineando però la necessità di un percorso ben definito. A suo parere, tale abolizione deve essere accompagnata da una serie di provvedimenti deflattivi, mirati a eliminare una serie di reati, soprattutto nel comparto penale. Questa strategia, secondo il costituzionalista, è fondamentale per garantire l’efficacia della riforma.
La Costituzione come spazio di manovra
Il docente evidenzia come la Costituzione italiana offra uno spazio di manovra per interventi di questo tipo. “È una strada che la Carta prevede e, a mio parere, rappresenterebbe un modo per decongestionare il numero di procedimenti, che ad oggi sono circa 5 milioni: parliamo di numeri spaventosi”, afferma Celotto. Il costituzionalista ricorda che la Costituzione non garantisce il ricorso in appello, ma solo quello in Cassazione, aprendo alla possibilità di eliminare l’impugnazione in secondo grado anche per i procedimenti civili.
Condanna in primo grado: una garanzia da preservare
Celotto chiarisce che, in caso di condanna in primo grado, il ricorso in appello deve essere mantenuto come fondamentale forma di garanzia per l’imputato. Questa distinzione tra assoluzione e condanna è cruciale per bilanciare l’esigenza di efficienza del sistema giudiziario con la tutela dei diritti individuali.
Politica deflattiva e depenalizzazione: le chiavi per una riforma efficace
Il costituzionalista sottolinea come la riforma Cartabia non abbia prodotto risultati tangibili nella riduzione del numero di processi. A suo avviso, il vero nodo cruciale è la depenalizzazione, considerando che il codice penale italiano prevede ancora un numero eccessivo di reati. Una politica deflattiva concreta, unita all’abolizione dell’appello per le assoluzioni, potrebbe rappresentare una soluzione per rendere più rapidi i tempi della giustizia.
Un approccio pragmatico per una giustizia più efficiente
La proposta di Celotto, pur sollevando questioni delicate sul diritto all’appello, offre un approccio pragmatico per affrontare l’emergenza dell’eccessivo carico giudiziario. L’idea di coniugare l’abolizione dell’appello per le assoluzioni con una seria politica di depenalizzazione merita un’attenta valutazione, al fine di rendere il sistema giustizia più efficiente e rispettoso dei diritti dei cittadini.
