Un iter travagliato e controverso

Il cosiddetto ‘Salva Milano’, approvato alla Camera tra accese polemiche alla fine del 2024, non ha compiuto ulteriori progressi, rimanendo di fatto bloccato al Senato. Le “disposizioni di interpretazione autentica in materia urbanistica ed edilizia”, che avrebbero dovuto sbloccare una serie di cantieri milanesi dopo le inchieste della Procura sull’urbanistica, hanno visto le forze politiche dividersi in modo inedito a Montecitorio: Pd, Azione, Iv e Più Europa schierati a favore, mentre M5s e Avs si sono opposti fermamente.

Il cambio di rotta del Partito Democratico

Al suo arrivo al Senato, il provvedimento ha subito un’ulteriore complicazione: il tentennamento del Pd, che si è progressivamente sfilato dal fronte del sì. Ignazio La Russa (FdI) ha rivendicato di essere stato il primo a definire la legge non come ‘Salva Milano’, ma come ‘Salva Giunta Sala’, sottolineando come questa definizione abbia contribuito a bloccare il provvedimento al Senato.

Il disimpegno del Sindaco Sala e le inchieste della Procura

Anche la posizione del sindaco di Milano, Giuseppe Sala, ha subito un’evoluzione significativa. Dopo aver apertamente sostenuto il via libera alla norma fino a febbraio, a marzo ha frenato a seguito delle inchieste che hanno gettato ombre sul ‘Salva Milano’, ipotizzando che fosse stato dettato dagli stessi indagati. Di conseguenza, la giunta guidata da Sala ha ritirato il sostegno alla norma e il Comune ha annunciato la costituzione di parte civile.

Il provvedimento si arena in commissione

Con il ritiro del sostegno da parte di Sala e del Pd, il ‘Salva Milano’ si è definitivamente impantanato in commissione Ambiente del Senato. Anche all’interno del centrodestra sono emerse delle crepe: Fratelli d’Italia e Lega hanno mostrato tentennamenti, a differenza di Forza Italia, che è rimasta convinta della necessità di approvare la legge per tutelare gli investimenti di imprese e famiglie.

I contenuti controversi del ‘Salva Milano’

La proposta di legge, partendo da un articolo della legge urbanistica del 1942, forniva un’interpretazione autentica di due disposizioni normative, consentendo il superamento dei limiti di volumi e altezze delle costruzioni anche in assenza di piani particolareggiati o di lottizzazione convenzionata. In sostanza, l’ok preventivo di tali piani non sarebbe stato obbligatorio in caso di costruzione di nuovi immobili su lotti già edificati e urbanizzati, in caso di sostituzione di edifici esistenti o interventi su edifici esistenti. La norma, applicabile retroattivamente a tutta Italia, è stata criticata per il rischio di speculazione edilizia e cementificazione.

Le origini del provvedimento

L’iter travagliato del ‘Salva Milano’ ha avuto inizio il 17 maggio 2024, durante una telefonata tra il vicepremier Matteo Salvini e il sindaco Sala, in cui si discuteva di una norma per chiarire il destino di alcuni grattacieli oggetto di un’indagine della Procura. L’idea di Salvini era di inserire una legge ‘bipartisan’ nel decreto salva-casa, ma il progetto è sfumato a causa di contrasti interni alla maggioranza. Successivamente, si è tentato di includerla nel dl Infrastrutture, ma anche in questo caso sono emersi problemi di ammissibilità. Si è quindi optato per una proposta di legge parlamentare, concretizzatasi nelle “Disposizioni di interpretazione autentica in materia urbanistica ed edilizia”.</p

Un futuro incerto per l’urbanistica milanese

La vicenda del ‘Salva Milano’ solleva interrogativi cruciali sulla gestione dell’urbanistica e sull’equilibrio tra sviluppo edilizio e tutela del territorio. Le polemiche, le inchieste e i cambi di rotta politici evidenziano la complessità di conciliare interessi diversi e la necessità di una maggiore trasparenza e partecipazione nelle decisioni che riguardano il futuro delle città. La possibile decadenza del provvedimento lascia aperta la questione dei cantieri bloccati e delle implicazioni per il tessuto urbano milanese.

Di veritas

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