L’allarme Pfas: inquinanti invisibili nella nostra vita quotidiana

I Pfas (sostanze per- e polifluoroalchiliche) sono una famiglia di composti chimici sintetici utilizzati in una vasta gamma di prodotti di consumo e processi industriali. La loro popolarità deriva dalle eccezionali proprietà di resistenza al calore, all’acqua e ai grassi, che li rendono ideali per applicazioni come:

  • Indumenti impermeabili: Giacche, pantaloni e scarpe trattati per resistere all’acqua.
  • Padelle antiaderenti: Il rivestimento che impedisce ai cibi di attaccarsi durante la cottura.
  • Imballaggi per alimenti: Contenitori e confezioni che proteggono i cibi da umidità e grasso.
  • Cosmetici: Rossetti e altri prodotti per la cura della persona.

Tuttavia, la stessa stabilità chimica che rende i Pfas così utili li trasforma in un problema ambientale. Queste sostanze impiegano migliaia di anni per degradarsi, persistendo nell’ambiente e accumulandosi negli organismi viventi. La loro presenza è stata riscontrata in acqua, suolo, aria e persino nel sangue umano, sollevando serie preoccupazioni per la salute pubblica.

Il legame tra Pfas e salute: un quadro preoccupante

L’esposizione ai Pfas è stata associata a una serie di effetti negativi sulla salute, tra cui:

  • Riduzione della fertilità: Difficoltà nel concepimento e aumento del rischio di infertilità.
  • Ritardo dello sviluppo infantile: Impatto negativo sulla crescita e sullo sviluppo neurologico dei bambini.
  • Aumentato rischio di alcuni tumori: Correlazione con tumori ai reni, testicoli e tiroide.
  • Malattie cardiovascolari: Aumento del rischio di ipertensione e altre patologie cardiache.

La crescente consapevolezza dei rischi associati ai Pfas ha spinto la comunità scientifica a cercare soluzioni innovative per mitigare il loro impatto sull’ambiente e sulla salute umana.

La scoperta rivoluzionaria: i batteri intestinali come ‘spazzini’ di Pfas

Un team di ricerca guidato dall’Università di Cambridge ha compiuto una scoperta promettente: alcune specie batteriche presenti nel nostro intestino sono in grado di assorbire ed eliminare i Pfas dall’organismo. Lo studio, pubblicato sulla rivista Nature Microbiology, ha dimostrato che questi batteri possono accumulare le sostanze ingerite, assorbendone tra il 25% e il 74% e facilitandone l’espulsione con le feci.
“La realtà è che i Pfas sono già presenti nel nostro organismo”, afferma Indra Roux, tra gli autori dello studio. “Non abbiamo ancora trovato un modo per distruggerli, ma le nostre scoperte aprono alla possibilità di sviluppare metodi per eliminarli dal nostro organismo, dove sono più dannosi”.
I ricercatori hanno identificato le specie microbiche capaci di assorbire i Pfas e le hanno introdotte nell’intestino di topi. I risultati hanno dimostrato che il microbioma intestinale potrebbe svolgere un ruolo utile nell’eliminazione delle sostanze chimiche tossiche, aprendo la strada a nuove strategie di biorisanamento.

Prospettive future: verso batteri ‘potenziati’ per proteggerci dai Pfas

La scoperta dei batteri ‘mangia-Pfas’ rappresenta un passo avanti significativo nella lotta contro l’inquinamento da ‘forever chemicals’. Sebbene la ricerca sia ancora in fase preliminare e condotta su modelli animali, i risultati suggeriscono la possibilità di sviluppare batteri potenziati, specificamente progettati per proteggerci dai Pfas.
Le future ricerche si concentreranno su:

  • Identificazione di ulteriori specie batteriche: Scoprire nuovi batteri con una maggiore capacità di assorbire e degradare i Pfas.
  • Ottimizzazione dei batteri esistenti: Modificare geneticamente i batteri per aumentarne l’efficienza e la specificità.
  • Sviluppo di probiotici ‘anti-Pfas’: Creare integratori alimentari contenenti batteri benefici in grado di ridurre l’accumulo di Pfas nell’organismo.
  • Studi sull’uomo: Verificare l’efficacia e la sicurezza dell’utilizzo di batteri ‘mangia-Pfas’ negli esseri umani.

La strada è ancora lunga, ma la prospettiva di utilizzare il potere del microbioma intestinale per combattere l’inquinamento da Pfas è estremamente promettente e potrebbe rivoluzionare il modo in cui affrontiamo questa sfida globale.

Un approccio olistico per un futuro più sano

La scoperta dei batteri ‘mangia-Pfas’ è un esempio brillante di come la ricerca scientifica possa offrire soluzioni innovative per affrontare le sfide ambientali e sanitarie del nostro tempo. Tuttavia, è importante sottolineare che questa non è una soluzione definitiva. La riduzione dell’uso e della produzione di Pfas rimane la strategia più efficace per proteggere l’ambiente e la salute umana. Un approccio olistico, che combini la ricerca scientifica con politiche ambientali responsabili e scelte consapevoli da parte dei consumatori, è fondamentale per un futuro più sano e sostenibile.

Di davinci

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