Riaperto il caso di Manuela Murgia: un giallo irrisolto

A distanza di quasi trent’anni dalla sua tragica scomparsa, il caso di Manuela Murgia, la sedicenne trovata senza vita il 5 febbraio 1995 nel canyon della necropoli di Tuvixeddu a Cagliari, torna a far parlare di sé. La vicenda, inizialmente archiviata come suicidio, è stata riaperta il 30 marzo di quest’anno, aprendo nuovi scenari investigativi.

L’iscrizione nel registro degli indagati dell’ex fidanzato

Un punto di svolta nelle indagini si è verificato a maggio, quando l’allora fidanzato di Manuela, Enrico Astero, oggi 54enne, è stato iscritto nel registro degli indagati con l’ipotesi di omicidio volontario. Questo sviluppo ha portato all’organizzazione di un incidente probatorio, tenutosi oggi presso il tribunale di Cagliari, alla presenza dell’indagato, degli avvocati e dei consulenti delle parti.

L’incidente probatorio: analisi sui reperti e ricerca di tracce biologiche

Nel corso dell’udienza, sono stati affidati gli incarichi per l’analisi dei reperti recuperati a maggio presso la sede del vecchio Istituto di medicina legale, dove venne eseguita l’autopsia sul corpo di Manuela. L’obiettivo principale è quello di estrapolare eventuali tracce biologiche e profili genetici, per poi confrontare il DNA dell’ex fidanzato con quello eventualmente recuperato dalle analisi.

La scena del crimine: i vestiti di Manuela al centro dell’attenzione

Gli esperti si sono successivamente trasferiti presso la sede dei carabinieri del RIS, dove sono state aperte le buste contenenti gli indumenti che Manuela indossava al momento del ritrovamento del corpo. Si sta procedendo alla catalogazione del contenuto delle buste, in preparazione delle analisi che verranno effettuate nei prossimi giorni. Gli esperti si sono presi 80 giorni di tempo per fornire le risposte richieste.

Gli esperti al lavoro: un team multidisciplinare per la verità

Al lavoro per la Procura, la polizia scientifica e il GIP Giorgio Altieri, un team di periti del RIS di Cagliari si occuperà delle indagini biologiche, dattiloscopiche e merceologiche. La famiglia di Manuela è rappresentata dagli avvocati Giulia Lai e Bachisio Mele, che si avvalgono della consulenza di Emiliano Giardina. La difesa dell’ex fidanzato, con l’avvocato Marco Fausto Piras, si affida all’esperienza dell’ex generale dei carabinieri del RIS, Luciano Garofano.

La speranza della famiglia: trovare riscontri oggettivi e certi

L’avvocata Giulia Lai ha espresso la fiducia che le analisi possano portare a “riscontri oggettivi e certi”, auspicando il ritrovamento del cromosoma Y. In tribunale erano presenti anche le sorelle e il fratello della vittima, a testimonianza del desiderio di verità e giustizia che anima la famiglia Murgia.

Un caso complesso che richiede risposte

La riapertura del caso di Manuela Murgia, a quasi trent’anni dalla sua morte, evidenzia la tenacia della famiglia nel cercare la verità e la determinazione degli inquirenti nel voler fare luce su una vicenda rimasta troppo a lungo avvolta nel mistero. L’analisi dei reperti e la ricerca di nuove prove scientifiche rappresentano un passo fondamentale per accertare le responsabilità e dare una risposta definitiva a questa tragica storia.

Di veritas

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