
La sentenza del Tribunale di Milano
Il Tribunale di Milano ha emesso una sentenza di condanna a 6 anni e 4 mesi per Loredana Canò, ex compagna di cella, amica e assistente di Patrizia Reggiani, nell’ambito del processo relativo alla gestione dell’eredità di Silvana Barbieri, madre di Patrizia Reggiani, nota come Lady Gucci. La Canò era imputata insieme ad altre tre persone per una serie di reati che includono circonvenzione di incapace aggravata, furto, peculato e corruzione per l’esercizio della funzione.
Le accuse e le pene
Le accuse contestate alla Canò riguardano la gestione del patrimonio milionario lasciato a Patrizia Reggiani dalla madre Silvana Barbieri. La procura aveva richiesto una pena di cinque anni e mezzo, ma il tribunale ha inflitto una condanna più severa. Anche Marco Chiesa, consulente finanziario di Silvana Barbieri all’epoca dei fatti, è stato condannato a 5 anni e 8 mesi. I commercialisti Mario Wiel Marin e Marco Moroni sono stati invece assolti. In precedenza, l’esecutore testamentario Maurizio Giani era stato assolto in abbreviato, mentre l’amministratore di sostegno Daniele Pizzi aveva patteggiato una pena di due anni.
Il contesto della vicenda
La vicenda al centro del processo riguarda la gestione del patrimonio di svariati milioni di euro che Silvana Barbieri, morta ultranovantenne nel 2019, ha lasciato in eredità alla vedova di Maurizio Gucci, mandante del suo omicidio. La complessa rete di relazioni e responsabilità nella gestione di questo patrimonio ha portato all’apertura di un’indagine e al successivo processo, che ha visto coinvolte diverse figure professionali e personali legate alla famiglia Reggiani.
Le parole dell’accusa
Durante la requisitoria, la procuratrice aggiunta Tiziana Siciliano aveva espresso parole dure nei confronti degli imputati, affermando che “hanno fatto di una poverina fragile e malata la preda destinata di appetiti insaziabili”. Questa affermazione sottolinea la gravità delle accuse e la percezione dell’accusa riguardo allo sfruttamento della vulnerabilità di Silvana Barbieri.
Riflessioni sulla sentenza
La condanna di Loredana Canò e Marco Chiesa, insieme alle precedenti sentenze e patteggiamenti, evidenzia la complessità e la delicatezza della gestione patrimoniale, soprattutto quando coinvolge persone anziane e vulnerabili. Il caso solleva interrogativi sull’etica professionale e sulla necessità di una maggiore vigilanza nella tutela dei patrimoni ereditari, al fine di prevenire abusi e sfruttamenti.