
La legittimità dell’intervento italiano: sicurezza nazionale e risparmio
Il Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) ha risposto ai chiarimenti richiesti dall’Unione Europea in merito all’applicazione del Golden Power all’operazione tra Unicredit e Banco BPM. La risposta del MEF si focalizza sulla legittimità dell’intervento italiano, basata sulla tutela della sicurezza pubblica, una competenza esclusivamente nazionale che non interferisce con le normative sovranazionali in materia di concentrazioni. Il governo italiano ha approvato l’operazione, ma con specifiche prescrizioni volte a garantire la sicurezza economica dei risparmiatori italiani, aspetto considerato di primaria importanza. La riforma del Golden Power, introdotta dal governo Draghi, include il risparmio tra le categorie economiche tutelabili, al pari di reti energetiche, telecomunicazioni e collegamenti ferroviari.
Il contesto russo e la necessità di disinvestimento
Un elemento chiave nella risposta del MEF riguarda il contesto russo. Pur senza voler danneggiare i pagamenti delle aziende italiane, il Ministero sottolinea la necessità di dismettere gli asset finanziari dal Paese in guerra con l’Ucraina. Questa decisione è motivata dall’evoluzione normativa e dal mutato scenario geopolitico, in linea con le clausole promosse nei forum internazionali come G7 e G20, che escludono la partecipazione alla ricostruzione dell’Ucraina per chi rimane in Russia. La posizione italiana riflette un impegno a livello internazionale e una questione di coerenza nazionale.
L’articolo 21 del regolamento concentrazioni e le competenze nazionali
Il MEF spiega che l’adozione del Golden Power è giustificata dall’articolo 21 del regolamento concentrazioni, citato anche nelle richieste dell’UE. Questo regolamento delinea una ripartizione di competenze: l’UE si occupa delle questioni antitrust, mentre i singoli Paesi mantengono una competenza esclusiva sulla sicurezza nazionale. Il governo italiano assicura di aver prestato attenzione a non interferire con le competenze di BCE, Bankitalia, Agcom, Dg competition dell’UE e Consob durante l’esame dell’operazione.
La posizione di Banca d’Italia e i costi dei beni russi sequestrati
La necessità di uscire dagli asset russi era stata sostenuta anche dal governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, durante la conferenza stampa finale del G7 a Stresa. Il tema dei beni russi rimane delicato per l’Italia, considerando che i beni sequestrati sul territorio hanno generato spese di gestione per circa 30 milioni di euro, inclusi i costi per il mantenimento del Superjet di Venezia, il cui destino è legato alle decisioni del Comitato per la Sicurezza Finanziaria.
Un equilibrio tra sicurezza nazionale e integrazione europea
La risposta del MEF all’UE evidenzia la complessa interazione tra la tutela della sicurezza nazionale e le dinamiche dell’integrazione europea. L’Italia, attraverso il Golden Power, cerca di bilanciare la necessità di proteggere i propri interessi strategici con l’adesione ai principi del mercato unico e della concorrenza. La vicenda sottolinea come la sicurezza economica dei cittadini e la stabilità finanziaria del Paese siano diventate priorità imprescindibili, soprattutto in un contesto internazionale instabile e in rapida evoluzione.