
Un’analogia inaspettata: Trinità e sport
In occasione della Solennità della Santissima Trinità e nel pieno delle celebrazioni del Giubileo dello Sport, Papa Leone XIV ha celebrato una messa nella Basilica Vaticana, offrendo una riflessione inedita sul legame tra fede e attività sportiva. “Il binomio Trinità-sport non è esattamente di uso comune, eppure l’accostamento non è fuori luogo,” ha affermato il Pontefice, sottolineando come ogni buona attività umana rifletta la bellezza divina, e lo sport non fa eccezione.
Lo sport come movimento interiore e dono di sé
Papa Leone XIV ha evidenziato come lo sport possa facilitare l’incontro con Dio Trinità, poiché richiede un movimento dell’io verso l’altro, sia esteriore che interiore. Ha ammonito che senza questo movimento, lo sport si riduce a una sterile competizione di egoismi. Citando l’espressione italiana “Dai!”, comunemente usata per incitare gli atleti, il Papa ha sottolineato l’importanza del “dare” non solo una prestazione fisica, ma anche sé stessi, mettendosi in gioco per gli altri: per la propria crescita, per i sostenitori, per i propri cari, per gli allenatori, per i collaboratori, per il pubblico e persino per gli avversari. Questo vale, secondo il Pontefice, al di là del risultato.
Una missione per gli sportivi: riflettere l’amore di Dio
Al termine dell’omelia, Papa Leone XIV ha affidato agli sportivi una missione: essere, nelle loro attività, un riflesso dell’amore di Dio Trinità per il bene proprio e dei loro fratelli. Ha esortato atleti, formatori, società, gruppi e famiglie a lasciarsi coinvolgere con entusiasmo in questa missione.
Presenze illustri alla celebrazione
La messa è stata impreziosita dalla presenza di figure di spicco del mondo sportivo e istituzionale, tra cui il presidente del Comitato Olimpico Internazionale (CIO), Thomas Bach, il ministro italiano dello Sport, Andrea Abodi, il judoka francese e campione olimpionico Aurelien Diesse, e l’ex nazionale di calcio italiano e attuale sindaco di Verona, Damiano Tommasi.
Tre aspetti dello sport come strumento di formazione
Papa Leone XIV ha individuato tre aspetti che rendono lo sport un prezioso mezzo di formazione umana e cristiana: la collaborazione contro la solitudine, la concretezza contro la virtualità e l’accettazione della fragilità contro la competizione esasperata.
- In una società segnata dalla solitudine e dall’individualismo, lo sport, specialmente quello di squadra, insegna il valore della collaborazione e della condivisione, diventando uno strumento di ricomposizione e d’incontro tra popoli, comunità, ambienti scolastici e lavorativi, e famiglie.
- In una società sempre più digitale, lo sport valorizza la concretezza dello stare insieme, il senso del corpo, dello spazio, della fatica e del tempo reale, aiutando a mantenere un sano contatto con la natura e con la vita concreta, contrastando la tentazione di fuggire in mondi virtuali.
- In una società competitiva, lo sport insegna anche a perdere, mettendo l’uomo a confronto con la fragilità, il limite e l’imperfezione, aprendo alla speranza. Il Pontefice ha ricordato che non esistono atleti infallibili e che i campioni sono uomini e donne che trovano il coraggio di rialzarsi anche dopo le cadute.
L’esempio dei santi sportivi
Papa Leone XIV ha ricordato come lo sport abbia avuto un ruolo significativo nella vita di molti santi, sia come pratica personale che come via di evangelizzazione. Ha citato il beato Pier Giorgio Frassati, patrono degli sportivi, che sarà proclamato santo il prossimo 7 settembre, sottolineando come la sua vita semplice e luminosa ci ricordi che, come nessuno nasce campione, così nessuno nasce santo. È l’allenamento quotidiano dell’amore che ci avvicina alla vittoria definitiva e ci rende capaci di lavorare all’edificazione di un mondo nuovo.
Un messaggio di speranza e umanità
La celebrazione del Giubileo dello Sport da parte di Papa Leone XIV offre una prospettiva illuminante sul ruolo dell’attività sportiva nella società contemporanea. Al di là della competizione e della performance, il Pontefice invita a riscoprire i valori umani e cristiani che possono essere coltivati attraverso lo sport: la collaborazione, la concretezza, l’accettazione della fragilità e il dono di sé. Un messaggio di speranza e umanità che incoraggia gli sportivi a essere testimoni di amore e fratellanza nel mondo.