Una rinascita culturale nel cuore di Roma

La Casa del Jazz di Roma, situata nella splendida Villa Osio a ridosso delle Mura Aureliane, ha celebrato un anniversario speciale: vent’anni di rinascita come centro culturale vibrante e punto di riferimento per gli amanti della musica jazz. La sua storia, tuttavia, è intrisa di un passato oscuro, legato alla criminalità organizzata. Un tempo proprietà della famigerata Banda della Magliana, la villa è stata confiscata e restituita alla città, trasformandosi in un simbolo di riscatto e di cultura.

Dalle tenebre alla luce: la visione di Walter Veltroni

Walter Veltroni, sindaco di Roma all’epoca dell’inaugurazione nel 2004, ha ricordato con emozione il percorso che ha portato alla nascita della Casa del Jazz. “Provai rabbia nel vedere un luogo storico incastonato nel cuore della città e nell’area archeologica finito in mano alla Banda della Magliana”, ha dichiarato Veltroni. La sua visione era chiara: trasformare quel luogo tetro in uno spazio di gioia e di cultura, restituendolo alla comunità romana. E così è stato, grazie all’impegno di migliaia di persone che hanno dato vita a questo spazio, rendendolo un punto di riferimento per la musica jazz a livello internazionale.

Un luogo di libertà e improvvisazione

Il sindaco Roberto Gualtieri ha sottolineato l’importanza di questa trasformazione, definendola “una scelta geniale ribaltare il punto più basso rappresentato dalla banda della Magliana, il potere della mafia su Roma, la violazione di ogni regola trasformando questo luogo nella casa della libertà e dell’improvvisazione”. La Casa del Jazz è diventata un luogo dove musicisti di tutto il mondo possono esprimersi liberamente, condividendo un linguaggio universale fatto di note e di emozioni. Un luogo dove la tradizione jazz romana, ricca e vivace, può continuare a prosperare.

Summertime: la rassegna estiva che celebra la musica

L’anniversario della Casa del Jazz è stato celebrato con l’inaugurazione di Summertime, la rassegna di concerti estivi della Fondazione Musica per Roma, in programma fino al 9 agosto. Ad aprire la rassegna, un concerto eccezionale che ha visto la reunion del quintetto composto da Enrico Rava, Stefano Bollani, Paolo Fresu, Enzo Pietropaoli e Roberto Gatto, a 25 anni di distanza dal progetto ‘Shades of Chet’, un omaggio al grande trombettista Chet Baker. Enrico Rava, con la sua consueta ironia, ha spiegato al pubblico: “Avevamo deciso di suonare il repertorio di Chet Baker ma siccome lui ha suonato praticamente tutto ciò che è stato scritto, fare il suo repertorio equivale a suonare qualunque cosa ci venga in mente”.

Un monito contro la mafia

Veltroni ha ricordato anche la lapide all’ingresso della Casa del Jazz, dedicata a tutte le vittime della mafia, “perché ci si ricordi che anche se ha smesso di uccidere e fare strage la mafia è ancora un drammatico problema del nostro paese”. Un monito costante, per non dimenticare il passato e per continuare a lottare contro ogni forma di criminalità e di illegalità.</p

Un simbolo di speranza e rinascita

La storia della Casa del Jazz di Roma è un esempio di come la cultura possa essere un potente strumento di riscatto e di rigenerazione urbana. Un luogo che, grazie alla visione di amministratori illuminati e all’impegno di tanti cittadini, è stato trasformato da simbolo di potere criminale a simbolo di libertà, di creatività e di speranza. Un luogo che continua a ispirare e a emozionare, dimostrando che anche dalle tenebre può nascere la luce.

Di euterpe

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