Riapertura delle indagini sull’omicidio Scopelliti: analisi sull’autoradio
A distanza di 34 anni dall’omicidio del giudice Antonino Scopelliti, assassinato il 9 agosto 1991 a Piale, frazione di Villa San Giovanni, la Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) di Reggio Calabria ha disposto nuovi accertamenti tecnici irripetibili di tipo biologico. L’attenzione degli inquirenti si concentra sull’autoradio della BMW su cui viaggiava il magistrato di Cassazione al momento dell’agguato. Gli accertamenti sono stati affidati alla polizia scientifica di Reggio Calabria, con il coordinamento del procuratore Giuseppe Lombardo e del sostituto della DDA Sara Parezzan.
Dettagli degli accertamenti tecnici
Il quesito posto al perito nominato dalla Procura è chiaro: “verificare la presenza di eventuali tracce biologiche e procedere ai conseguenti ed eventuali rilievi sulle tracce presenti sull’autoradio in sequestro, utili sia per la determinazione del profilo del Dna e ai fini balistici, per ricostruire la direzione dei colpi esplosi”. L’inizio materiale degli accertamenti sull’autoradio è previsto per domani. Una volta completate le operazioni, la polizia scientifica depositerà un’informativa con i risultati, che saranno poi confrontati con ulteriori accertamenti in corso per ricostruire tridimensionalmente la scena del crimine, determinare la dinamica dell’azione omicidiaria e ricostruire la traiettoria dei proiettili esplosi.
Indagati e scenari
L’avviso notificato nei giorni scorsi agli avvocati rivela che inizialmente gli indagati erano 24, ma tre di loro sono deceduti: il boss di Castelvetrano Matteo Messina Denaro, il boss di Archi Giovanni Tegano e Francesco Romeo, cognato del capo di Cosa Nostra Benedetto Santapaola, detto “Nitto”. Quest’ultimo era stato assolto in un precedente processo per l’omicidio Scopelliti. Tra i 20 indagati compare Vincenzo Salvatore Santapaola, figlio di Benedetto, insieme ai vertici di Cosa Nostra catanese e al gotha della ‘Ndrangheta. Secondo le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Maurizio Avola, sarebbe stato proprio Vincenzo Salvatore Santapaola a uccidere il magistrato con un fucile che il pentito avrebbe poi seppellito a Belpasso, in provincia di Catania.
Il contesto dell’omicidio Scopelliti
Antonino Scopelliti, all’epoca dei fatti sostituto procuratore generale della Cassazione, fu assassinato in un periodo storico particolarmente teso, segnato dalla lotta dello Stato contro la criminalità organizzata. Il suo omicidio si inserisce in una serie di attentati e delitti eccellenti che hanno colpito magistrati, forze dell’ordine e figure istituzionali impegnate nella lotta alla mafia. Scopelliti, in particolare, era impegnato nel processo per il maxi-processo contro Cosa Nostra, un evento giudiziario epocale che aveva portato alla sbarra centinaia di imputati e scosso le fondamenta dell’organizzazione mafiosa.
Riflessioni sull’importanza della riapertura del caso
La riapertura del caso Scopelliti, a distanza di oltre tre decenni, testimonia l’importanza di non arrendersi nella ricerca della verità e della giustizia, soprattutto quando si tratta di crimini che hanno segnato la storia del nostro Paese. Gli accertamenti tecnici sull’autoradio rappresentano un tentativo concreto di fare luce su un omicidio che ha privato lo Stato di un servitore integerrimo e che ancora oggi rappresenta una ferita aperta per la società civile. La collaborazione tra inquirenti e collaboratori di giustizia, insieme all’utilizzo di nuove tecnologie investigative, potrebbe portare a risultati significativi e a individuare i responsabili di questo efferato delitto.
