L’architettura di fronte alla crisi umanitaria
Durante la conferenza stampa d’apertura della Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia, il presidente Pietrangelo Buttafuoco ha sollevato un tema cruciale e doloroso: la distruzione delle case come strategia di guerra. “Non possiamo fare finta di niente”, ha affermato Buttafuoco, sottolineando come l’architettura, simbolo di costruzione e progresso, si trovi oggi a confrontarsi con la realtà di un numero crescente di persone private della propria abitazione.
Il ‘domicidio’: un neologismo per una realtà inaccettabile
Buttafuoco ha introdotto il termine ‘domicidio’, definendolo come l’uccisione della ‘domus’, ovvero della casa, del focolare domestico. Questo neologismo, ha spiegato, descrive una pratica inaudita e terribile: la distruzione deliberata delle case del nemico, non solo come danno collaterale della guerra, ma come strategia per annientarne l’identità e impedirne la ricostruzione. “Distruggere le case del nemico per non ricostruirle mai più, per non dare mai più al nemico la possibilità di dire: ‘Io sono, perché io abito'”, ha dichiarato il presidente della Biennale.
Ucraina, Sudan e Gaza: scenari di ‘domicidio’
Buttafuoco ha citato esplicitamente tre contesti in cui il ‘domicidio’ è una realtà: Sudan, Ucraina e Gaza. In queste zone, la distruzione delle case non è solo una conseguenza dei conflitti, ma un atto intenzionale che mira a cancellare la storia, la cultura e l’identità delle comunità colpite. Il presidente della Biennale ha espresso preoccupazione per il fatto che questa pratica non venga adeguatamente denunciata e riconosciuta nella sua gravità.
Un appello per un’architettura che promuova la dignità umana
Di fronte a questa drammatica realtà, Buttafuoco ha lanciato un appello affinché l’architettura ritrovi la sua voce e il suo ruolo nella promozione della dignità umana. “Il nostro obiettivo comune deve essere quello di far rifulgere l’architettura trovando finalmente parola affinché il nostro dimorare sulla Terra sia un soggiornare nel Cielo”, ha concluso il presidente della Biennale, invitando gli architetti a impegnarsi per un futuro in cui la casa sia un diritto inviolabile e un simbolo di speranza e ricostruzione.
Riflessioni sul ruolo dell’architettura in tempi di crisi
Le parole di Pietrangelo Buttafuoco alla Biennale di Venezia sollevano interrogativi profondi sul ruolo dell’architettura in un mondo segnato da conflitti e crisi umanitarie. La denuncia del ‘domicidio’ come strategia di guerra è un monito a non dimenticare la responsabilità sociale dell’architettura e la sua capacità di contribuire alla costruzione di un futuro più giusto e pacifico. È fondamentale che gli architetti si impegnino a progettare spazi che promuovano la dignità umana, la resilienza delle comunità e la ricostruzione di un tessuto sociale lacerato dalla violenza.
