
Rientro senza ostacoli di Dodik in Bosnia-Erzegovina
Milorad Dodik, leader nazionalista serbo-bosniaco e figura centrale della Republika Srpska, è rientrato in Bosnia-Erzegovina senza incontrare ostacoli, nonostante un mandato di arresto emesso dal tribunale di Sarajevo per attentato all’ordine costituzionale. Il suo rientro è avvenuto dopo aver partecipato a una manifestazione di sostegno al presidente serbo Aleksandar Vucic a Belgrado. Dodik ha comunicato il suo ritorno attraverso un post su X, sottolineando la sua presenza nel suo villaggio e preannunciando impegni pomeridiani. Questo episodio segue un precedente attraversamento del confine verso la Serbia senza impedimenti, evidenziando una situazione complessa e potenzialmente destabilizzante nella regione.
Il sostegno a Vucic e le accuse contro gli studenti
Durante la manifestazione a Belgrado, Dodik ha espresso il suo pieno sostegno a Vucic, condannando le proteste studentesche che, a suo dire, minacciano la stabilità, l’economia e l’immagine internazionale della Serbia. Ha affermato che la Republika Srpska è al fianco di Vucic, descrivendolo come l’unico leader capace di rafforzare e far progredire la Serbia. Dodik ha inoltre esortato a non perdere “sulla piazza”, ma a vincere attraverso le elezioni, sottolineando l’importanza di una leadership forte per il futuro del paese.
Il mandato di arresto e le implicazioni legali
Il tribunale di Sarajevo ha emesso un mandato di arresto nei confronti di Dodik, del premier della Republika Srpska Radovan Viskovic e del presidente del Parlamento dell’entità Nenad Stevandic, accusandoli di attentato all’ordine costituzionale della Bosnia-Erzegovina a causa delle loro attività separatiste. Nonostante il mandato, Dodik e Stevandic hanno ripetutamente attraversato il confine con la Serbia senza essere arrestati. Un mandato di arresto internazionale è stato emesso, ma non è stato recepito dall’Interpol, che vieta tali mandati quando si presume che abbiano connotazioni politiche, razziali o religiose. La mancata esecuzione del mandato solleva preoccupazioni sulla capacità della giustizia bosniaca di far rispettare la legge e mantenere la stabilità nel paese.
Reazioni internazionali e rischi per la stabilità regionale
L’eventuale arresto di Dodik è considerato da Vucic come un evento con conseguenze disastrose per la sicurezza e la stabilità della Bosnia-Erzegovina. Germania e Austria hanno imposto sanzioni a Dodik e agli altri due dirigenti serbo-bosniaci, vietando loro l’ingresso nei rispettivi paesi, a causa dei loro attacchi all’integrità territoriale e all’ordinamento costituzionale della Bosnia-Erzegovina. Queste azioni sono considerate una minaccia alla stabilità del paese e dell’intera regione, mettendo a rischio la prospettiva di integrazione europea della Bosnia-Erzegovina. La situazione rimane tesa, con il rischio di proteste di massa e disordini da parte della popolazione serbo-bosniaca in caso di arresto dei suoi leader.
Un equilibrio precario
La vicenda di Milorad Dodik evidenzia la fragilità dell’equilibrio politico e legale nella regione balcanica. La mancata esecuzione di un mandato di arresto, unita alle dichiarazioni di sostegno e alle sanzioni internazionali, dipinge un quadro complesso in cui le dinamiche interne si intrecciano con le influenze esterne. È fondamentale che la comunità internazionale continui a monitorare attentamente la situazione, promuovendo il dialogo e il rispetto dello stato di diritto per prevenire ulteriori escalation e garantire la stabilità della regione.