
La resurrezione del metalupo: un traguardo controverso
Il metalupo, creatura leggendaria resa celebre dalla serie televisiva ‘Il Trono di Spade’, è stato riportato in vita, almeno in parte, grazie agli sforzi dell’azienda statunitense Colossal Biosciences. Come riportato dalla rivista ‘Time’, l’utilizzo di DNA estratto da resti antichi e lo sviluppo di embrioni in madri surrogate canine ha portato alla nascita di tre cuccioli: due maschi, Romulus e Remus, e una femmina, Khaleesi. I tre esemplari vivono ora in un’area protetta e tenuta segreta.
Colossal Biosciences: pionieri della de-estinzione
Colossal Biosciences, l’azienda dietro questa straordinaria impresa, si è già distinta per aver avvicinato il sogno di riportare in vita i mammut, grazie alla recente nascita in laboratorio dei primi topi lanosi, geneticamente modificati per avere una pelliccia simile a quella degli antichi colossi. I tre cuccioli di metalupo appartengono alla specie Aenocyon dirus, vissuta tra 200.000 e 10.000 anni fa nelle Americhe e in Asia orientale. Questa specie, strettamente imparentata con lo sciacallo africano, si distingueva per le dimensioni simili a quelle di un grosso lupo grigio, ma con denti più grandi e taglienti, adatti alla caccia di grandi erbivori.
Il processo di ‘resurrezione’: ingegneria genetica avanzata
I ricercatori di Colossal Biosciences hanno utilizzato il DNA estratto da un dente di 13.000 anni fa, rinvenuto in Ohio, e da un osso dell’orecchio di 72.000 anni fa, trovato in Idaho. A differenza della clonazione tradizionale, che richiede l’isolamento di una cellula e l’inserimento del suo nucleo in un ovulo privato del proprio, è stato scelto un approccio differente. Sono state effettuate 20 modifiche su 14 geni del comune lupo grigio, e il genoma così modificato è stato trasferito in un ovulo. Il risultato sono i tre cuccioli, caratterizzati da mantello bianco, spalle più potenti, denti e mascelle più grandi, zampe più muscolose e un ululato caratteristico.
Critiche e dubbi: è davvero de-estinzione?
La compresenza del DNA di metalupo e di lupo grigio solleva le critiche di alcuni esperti. Secondo Carlo Alberto Redi, esperto di Biologia dello sviluppo, si tratterebbe piuttosto di una ‘chimera’, un animale nuovo con le caratteristiche dell’animale estinto, ma non identico ad esso. Redi sottolinea che sarebbe diverso se fosse stato possibile estrarre l’intero genoma del metalupo dai resti fossili e trasferirlo in un ovocita. Nonostante ciò, riconosce l’importanza dell’ingegneria genetica utilizzata, che potrebbe essere utile in futuro per ingegnerizzare cellule finalizzate a terapie.
La difficile strada della de-estinzione: altri progetti in corso
Gli sforzi compiuti finora da Colossal Biosciences per riportare in vita la tigre della Tasmania, il dodo e il mammut dimostrano quanto sia complessa la strada della de-estinzione. Nel caso del mammut, ad esempio, si è arrivati a riprogrammare cellule della pelle di elefante fino a ottenere cellule staminali utili a studiare le modificazioni genetiche necessarie, e poi a ottenere i primi topi lanosi, geneticamente modificati per avere una folta pelliccia dorata simile a quella degli antichi colossi estinti.
Un passo avanti nella scienza, ma con cautela
La nascita dei cuccioli di metalupo rappresenta un indubbio successo scientifico nel campo dell’ingegneria genetica. Tuttavia, è fondamentale affrontare la questione della de-estinzione con cautela, considerando le implicazioni etiche e ambientali. Se da un lato la possibilità di riportare in vita specie estinte può affascinare, dall’altro è necessario valutare attentamente se gli animali così ‘resuscitati’ possano integrarsi in ecosistemi già fragili e complessi. Inoltre, è importante considerare che le risorse investite in questi progetti potrebbero essere destinate alla conservazione delle specie attualmente a rischio di estinzione.