La paura interiore e la responsabilità maschile

Ermal Meta, figura di spicco del panorama musicale italiano e membro attivo della Fondazione Una Nessuna Centomila, ha condiviso un intervento carico di emozione e consapevolezza durante la tappa inaugurale del suo tour all’Auditorium Parco della Musica. Le sue parole si sono concentrate sulla violenza contro le donne, un tema che lo tocca profondamente anche a livello personale. Meta ha espresso la sua paura del “mostro” interiore, una forza oscura che, a suo dire, risiede in ogni uomo. Ha sottolineato come sia fondamentale prendere coscienza di questa potenziale negatività e lavorare costantemente per tenerla sotto controllo attraverso l’educazione, l’amore e il dialogo.

“Dobbiamo prendere consapevolezza del fatto che dentro di noi c’è un cane che dorme. Il più delle volte è un lupo ed è spaventoso,” ha affermato Meta, invitando gli uomini a un’introspezione onesta e coraggiosa. Ha poi aggiunto: “Attraverso l’educazione, attraverso l’amore, attraverso il dialogo il più delle volte, la maggioranza delle volte in verità, riusciamo a tenerlo a bada. Riusciamo a non cedere a quel tipo di istinto, ma c’è. Inutile negarlo, c’è”.

La vittimizzazione secondaria e l’importanza del consenso

Meta ha poi affrontato il delicato tema della vittimizzazione secondaria, un fenomeno che vede la vittima colpevolizzata e ulteriormente umiliata. “Un’altra cosa che mi spaventa è quando la vittima viene vittimizzata due volte. Quando la colpa è sempre sua. In quale percorso della nostra società si è interrotto qualcosa, dove si è spaccato qualcosa per colpevolizzare chi sta soffrendo? Per addossargli anche questo peso?” si è chiesto l’artista, evidenziando una problematica profondamente radicata nella società.

L’intervento di Meta ha toccato anche la questione del consenso, un tema centrale per la Fondazione Una Nessuna Centomila. La sua esperienza personale, segnata da abusi subiti durante l’infanzia, lo ha portato a interrogarsi su cosa possa insegnare alla figlia: “Molti di voi conoscono la mia storia. Io ci sono passato, quando ero piccolo. Però adesso non sono più piccolo, adesso ho una figlia piccola che è la luce dei miei occhi. La mia domanda è: ‘Ma io cosa posso insegnare a questa bambina? Ed è giusto insegnarle di non avere paura? perché a volte la pura è autoconservazione’.”

Un appello alla gentilezza e alla responsabilità collettiva

Concludendo il suo intervento, Ermal Meta ha lanciato un appello alla gentilezza e alla responsabilità collettiva. Ha esortato tutti, uomini e donne, a essere consapevoli del proprio potenziale di fare sia il bene che il male, invitando a scegliere sempre la via della gentilezza e del rispetto. “Cerchiamo di cadere dal lato della gentilezza. Dal lato del non irrimediabile perché si può essere irrimediabili anche a parole, non solo nei gesti. Le cose che più mi ricordo con dolore della mia vita non sono schiaffi, non mi hanno mai lasciato tanti lividi, ma sono le parole che più mi hanno accoltellato, che più mi hanno fatto sanguinare. Partiamo da quelle.”

Rivolgendosi direttamente agli uomini, Meta ha aggiunto: “A tutti i miei fratelli dico: ‘Tenete gli occhi aperti, un occhio verso di voi e un occhio verso quella donna lì, quella ragazza, quella bambina lì. Perchè tutti insieme possiamo fare rete e la rete è il simbolo del salvataggio’.” Un invito a un impegno costante e condiviso per costruire una società più giusta e sicura per tutte le donne.

Un messaggio potente e necessario

L’intervento di Ermal Meta rappresenta un contributo significativo alla lotta contro la violenza sulle donne. La sua onestà, la sua vulnerabilità e la sua capacità di parlare direttamente al cuore delle persone lo rendono un portavoce credibile e potente. Il suo appello alla responsabilità maschile e alla consapevolezza interiore è un messaggio necessario per scardinare stereotipi e promuovere un cambiamento culturale profondo.

Di davinci

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