Un omaggio a Torino e la proiezione de ‘Il seme del fico sacro’

Torino si fa palcoscenico per celebrare il cinema di Mohammad Rasoulof, regista e sceneggiatore iraniano, con un’ampia retrospettiva al Museo Nazionale del Cinema. Contestualmente, nelle sale cinematografiche italiane, viene proiettato il suo ultimo film, Il seme del fico sacro, un’opera che testimonia l’impegno e la profondità del suo sguardo artistico.

La difficile scelta dell’esilio: Resistere attraverso il cinema

Rasoulof, durante la sua presenza a Torino, ha condiviso le motivazioni che lo hanno spinto a lasciare l’Iran, una decisione sofferta ma necessaria per continuare a esprimere la sua opposizione al regime. “Mi sono chiesto se fosse meglio rimanere e andare in prigione dimostrando la mia resistenza, oppure trovare un’altra soluzione per mostrare la mia opposizione. Ho fatto di tutto per rimanere,” ha dichiarato il regista, sottolineando la difficoltà della scelta. La consapevolezza di un imminente arresto e di una lunga detenzione lo ha convinto a cercare una via alternativa per continuare a fare il suo lavoro, vedendo nell’esilio una forma di resistenza e di opposizione alla censura.

L’esperienza del carcere di Evin e la solidarietà con i prigionieri

Il regista ha anche ricordato la sua esperienza nel carcere di Evin, un luogo tristemente noto per le violazioni dei diritti umani. Ha espresso solidarietà nei confronti di coloro che, come i giornalisti francesi ancora detenuti, subiscono trattamenti inumani e privazioni della libertà. Rasoulof ha sottolineato come anche brevi periodi di detenzione possano avere conseguenze devastanti sulla vita delle persone.

Cinema underground e accesso online: La cultura iraniana oltre la censura

Nonostante la censura e le restrizioni imposte dal regime, Rasoulof ha evidenziato come il cinema iraniano underground e i film stranieri riescano a raggiungere il pubblico attraverso la rete. “Oggi i film come il mio che sono in una black list in Iran possono essere visti online. A parte i film governativi non ne circolano altri. Il rapporto tra la popolazione iraniana amante del cinema e i film stranieri o quelli underground iraniani avviene solo attraverso la rete,” ha spiegato, sottolineando l’importanza di internet come strumento di diffusione culturale e di resistenza.

Progetti futuri e la speranza di un cambiamento

Rasoulof ha condiviso i suoi progetti futuri, tra cui un’opera teatrale con le attrici del suo ultimo film, che debutterà a Berlino, e tre nuovi progetti cinematografici. Tuttavia, il suo desiderio più grande rimane la caduta del regime in Iran: “Quello che desidero che avvenga al più presto è la caduta del regime in Iran”. Una speranza che, come ha affermato, si nutre di segnali concreti di cambiamento.

Il cinema come strumento di cambiamento

L’esperienza di Mohammad Rasoulof ci ricorda il potere del cinema come strumento di resistenza e di espressione della libertà. La sua scelta di lasciare l’Iran per continuare a fare il suo lavoro è un atto di coraggio che testimonia la sua profonda dedizione alla sua arte e al suo paese. La sua speranza di un cambiamento in Iran è un sentimento condiviso da molti, e il suo lavoro continua a ispirare e a dare voce a coloro che lottano per un futuro migliore.

Di euterpe

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